COSENZA Ieri la seduta della commissione Salute del Comune di Cosenza nei locali della direzione dell’Ao cosentina. Oggi la visita ispettiva all’Ospedale Annunziata organizzata dagli esponenti del Pd in Consiglio regionale, Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, insieme alla consigliera Amalia Bruni ed al presidente del consiglio comunale di Cosenza Giuseppe Mazzuca. Presente anche Marina Sereni, responsabile nazionale Pd salute e sanità. Ad accogliere la delegazione dem, irrobustita dalle presenze del consigliere comunale Gianfranco Tinto e del membro della segreteria Pd Salvatore Giorno, è il direttore sanitario dell’Ao di Cosenza Pino Pasqua. L’attuale primario del reparto di Rianimazione è stato, per un breve tempo, guida ad interim del Pronto Soccorso bruzio.
Pasqua, nell’inedito ruolo di Cicerone, ha guidato i dem all’interno dei nuovi spazi inaugurati mesi fa e destinati all’emergenza urgenza. Nessun afflusso anomalo, questa mattina, ma il primario ha ricordato in più occasioni come «circa il 60% degli utenti in transito nel reparto sia un “codice bianco”, persone che non dovrebbero mai arrivare al pronto soccorso». «Servono più risorse, serve abolire il tetto per la spesa per il personale e serve immettere nuove risorse professionali, medici e infermieri in tutto il sistema. E poi, serve una medicina territoriale robusta, con l’esperienza della pandemia drammatica abbiamo capito che gli ospedali non bastano», dice Marina Sereni al Corriere della Calabria.
In Calabria il tema legato alla costruzioni di nuovi ospedali è al centro del dibattito politico. «Sono importanti, sono il luogo della cura, ma c’è bisogno di farsi carico delle cronicità, dell’invecchiamento della popolazione. Bisogna accompagnare le persone dalla prevenzione fino alla cura e alla riabilitazione e per questo servono case e ospedali di comunità: una medicina territoriale e di prossimità», aggiunge Sereni. «Ieri eravamo in una zona interna del crotonese e ci sono aree montane che hanno bisogno della medicina di prossimità perché il rischio è che non facendo funzionare la sanità pubblica si favorisca solo la sanità privata».
I conti tornati in ordine nelle Asp calabresi, come richiesto dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e come annunciato dai rispettivi direttori generali, rappresentano un punto di svolta per uscire dal commissariamento. Questa la convinzione del governatore, diversa la posizione di Sereni. «Per uscire dal commissariamento si richiedono delle condizioni che purtroppo mi pare la Calabria non abbia. Tuttavia è chiaro che lo strumento del commissariamento non è stato sufficiente a garantire ai cittadini calabresi una migliore qualità dei servizi. Non a caso aumenta la mobilità sanitaria e i dati dei Lea sono enormemente più distanti di quelle di altre regioni italiane, quindi c’è un’insoddisfazione comprensibile dei cittadini che sono costretti spesso a fuggire, alcuni a rinunciare alle cure», sostiene l’esponente dem. Che sul punto aggiunge una ulteriore considerazione. «C’è bisogno di un’operazione verità che spetta alla giunta regionale, al commissario Occhiuto e al governo nazionale. Uscire dal commissariamento non si può con dei trucchi contabili».
Alcuni bandi di reclutamento del personale medico e sanitario vanno deserti, e il ricorso ai medici cubani si è reso necessario per tamponare le emergenze negli ospedali. Roberto Occhiuto è stato più esplicito: «senza il loro supporto avrei dovuto chiudere alcuni presìdi». La sintesi è impietosi, in pochi vogliono lavorare nelle strutture sanitarie calabresi. «Questo è un problema grave che sta assillando non solo questa regione, c’è un tema che riguarda l’attrattività delle professioni sanitarie», dice Sereni che individua la causa del nodo ancora irrisolto. «Li paghiamo poco, li paghiamo male e soprattutto è organizzato male il servizio. A questo si aggiunge un’evidente criticità che è tutta calabrese, si ha poco interesse a partecipare ai concorsi se quello che offre il territorio non è sufficiente». Non tutto è perduto. «Ci sono anche delle eccellenze in questa regione, tuttavia è evidente che c’è bisogno di una politica nazionale e anche regionale diversa sulla sanità, che difenda il pubblico e non il privato».
Prima dell’incontro con i sindacati, Marina Sereni guida la delegazione dem in visita al reparto di Chirurgia toracica guidato dalla professoressa Franca Melfi, che arriva – poco dopo – accompagnata dal direttore generale dell’Ao Vitaliano de Salazar. Il dottore Pino Pasqua approfitta dell’attesa per togliersi un sassolino dalle scarpe e spegnere definitivamente (si spera) le polemiche legate ai due posti letto per “solventi” che avevano fatto gridare il Pd calabrese allo scandalo, adombrando sospetti su un presunto piano destinato a «privatizzare la sanità». Celere la risposta dell’Ao che, in quella occasione, liquidò la partita citando «la “legge Bindi”, presidente del Partito Democratico dal 2009 al 2013», che «prevede la possibilità per i medici del servizio pubblico di poter esercitare all’interno degli ospedali pubblici la loro arte medica». Pasqua ha riportato indietro la memoria ricordando il «contenzioso» e ribadendo – da una parte – la bontà dell’azione dell’Azienda ospedaliera nel ricorso all’intra moenia chirurgica e dell’altra, l’obbligo rispettato nel concedere la priorità dei posti letto agli utenti “non solventi”.(f.benincasa@corrierecal.it)
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