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l’inchiesta

La ‘ndrangheta nella mediazione tra imprenditori, l’ex pentito Romeo racconta tutto. «La regia era passata ai Barbaro»

Emersi nuovi dettagli dall’interrogatorio di garanzia dell’ex collaboratore, 9 arresti in tutto. Ai domiciliari Calamucci con braccialetto elettronico

Pubblicato il: 14/04/2025 – 17:33
di Giorgio Curcio
La ‘ndrangheta nella mediazione tra imprenditori, l’ex pentito Romeo racconta tutto. «La regia era passata ai Barbaro»

MILANO «Sbraccia voleva rivedere il contratto, stando a quello che mi hanno detto loro. Io non l’ho mai visto, non gli ho mai parlato insieme, non so se quello che mi ha riportato Carmine Gallo risulta a verbale (…) io non avevo ufficialità d’incarico, perché non avevo titolo ufficiale. L’ho accettato perché non potevo di no a Carmine Gallo…». E ancora: «Carmine mi aveva detto che poi alla fine quelli di Fenice ci avrebbero anche dato qualcosa, però non ci hanno dato… L’ho fatto a spese mie…». Si apre un nuovo capitolo nell’inchiesta della Procura di Milano – coordinata dal procuratore Francesco De Tommasi – sul caso della relativo alla «mediazione» tra due imprese, con il coinvolgimento di soggetti riconducibili alla ‘ndrangheta, scelti da Samuele Calamucci e Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto morto nelle scorse settimane. Entrambi tra i 51 indagati nell’inchiesta sul dossieraggio della Distrettuale antimafia con al centro il “Gruppo Equalize”.

Disposti nuovi arresti

In carcere – su ordine del gip Fabrizio Filice – sono finiti ora, oltre a Romeo, anche lo stesso imprenditore Lorenzo Sbraccia (cl ’67), Pasquale (cl. ’65) e Francesco Barbaro (cl. ’60), Francesco Baldo (cl. ’66), Umberto Buccarelli (cl. ’76), Giuseppe Trimboli (cl. ’77) e Fulvio Cilisto (cl. ’71). La Procura di Milano, infatti, alla luce dell’ordinanza firmata dal gip il 19 marzo 2025, ha reiterato la richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere già depositata il 5 febbraio scorso, invitato il giudice a ripensare la misura sulla base di importanti elementi di novità emersi dall’interrogatorio di garanzia dell’indagato Annunziatino Romeo, avvenuto proprio pochi giorni dopo il suo arresto, nel corso del quale sono state poste a Romeo delle domande, alle quali l’indagato ha risposto, non solo in relazione al reato per cui gli è stata applicata la misura, ma anche in relazione ai reati per cui la richiesta era stata respinta.

Il vibonese e la “regia” dei Barbaro

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’ex pentito Romeo chiama in causa anche il vibonese Francesco Baldo, contattato all’epoca dei fatti come co-adiutore nella mediazione estorsiva contro gli imprenditori. Come si legge nel capo di imputazione, «avrebbe agito, Insieme a Romeo, in tutte le fasi della mediazione mafiosa, coadiuvandolo materialmente a raggiungere le vittime per poter realizzare il disegno estorsivo in loro danno». «(…) io lo chiamo Franco. Chiamo lui, mi dice che personalmente non lo conosce, che prova a sentire. Ho parlato con uno che si chiama Luca, che abita a Bubbiano…». Infine, Annunziatino Romeo ai pm conferma la direzione occulta di tutta l’operazione da parte di Francesco Barbaro. Come ricostruito dagli inquirenti, infatti, la “svolta” nella mediazione tra l’imprenditore vittima e Sbraccia, sarebbe arrivata dopo un incontro organizzato in Calabria: in questa circostanza, risalente all’estate del 2023, sarebbe avvenuto il passaggio formale della trattativa al “centro decisionale” che farebbe capo proprio a Francesco Barbaro. Durante l’interrogatorio, Romeo precisa che Calamucci non avrebbe affatto avuto un ruolo marginale rispetto a Gallo. «(…) mi disse “ci sono troppe chiacchiere, troppe persone, troppi intermediari, loro mi devono pagare, non è vero quello che ti hanno detto…”, insomma più o meno una telefonata di questo genere qua. Però eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo visti. Perché gli ho detto “Io riferirò a loro quello che tu mi stai dicendo, poi se accettate d’incontrarvi va bene”».

L’avvocato conosciuto in Calabria

Chiamato in causa anche l’avvocato Buccarelli, originario di Vibo Valentia come Baldo, designato da Barbaro come «l’anello di congiunzione tra Barbaro, Sbraccia e il polo Equalize» come annotano gli inquirenti. Come si legge nel capo di imputazione, Buccarelli «agendo in qualità di legale della Fenice, ha dimostrato di muoversi, di fatto, come anello di congiunzione con un centro di interessi, quello facente capo ai due Barbaro».
Nell’interrogatorio, Romeo ha raccontato: «L’ho conosciuto in Calabria, ero in vacanza, mi ha chiamato un mio conoscente e mi ha detto che sapeva che ero in Calabria e che voleva vedermi per presentarmi una persona». Il conoscente di cui parla Romeo è proprio Barbaro. «Mi aveva detto poi “è una brava persona, è una bella famiglia, mi ha detto che sa che tu hai in qualche modo interferito nella questione di Fenice con quelli di Motterlini”». Poi, secondo il racconto di Romeo ai pm, sarebbe avvenuto l’incontro col vibonese. «(…) mi ha detto “vorrei capire se c’è spazio per trattare con questi signori Motterlini, visto che lei aveva avuto quantomeno un primo contatto…” e io gli ho risposto “prima di muovermi davanti a lei chiamo Carmine Gallo e glielo dico”, e questo ho fatto».

La “mediazione”

Indagando sul gruppo di Carmine Gallo ed Equalize, gli inquirenti hanno fatto luce su un particolare episodio che vede tra i protagonisti uno dei 10 indagati della nuova inchiesta. Si tratta dell’imprenditore romano classe ’67 Lorenzo Sbraccia per il quale il gip ha respinto la richiesta di arresto. In veste di Ad di un’impresa general contractor specializzata nella gestione di progetti edili complessi, la Fenice Spa, tra il maggio e l’ottobre 2023, si è rivolto al gruppo Equalize «per avere un supporto nella mediazione con un’impresa subappaltatrice dei lavori edili in diversi cantieri gestiti dalla Fenice». Si tratta della G&G Costruzioni, gestita da Luca e Claudio Motterlini. Le indagini avrebbero fatto luce sulla scelta di Sbraccia, subentrato alla guida della Fenice, di «interrompere i pagamenti dello stato di avanzamento dei lavori, compresi quelli già emessi». L’imprenditore mantiene la promessa, con i rispettivi legali che avrebbero cercato, senza esito, una mediazione. Fino all’ingiunzione di pagamento e per un totale di ben 35 milioni di euro. (g.curcio@corrierecal.it)

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