COSENZA Saranno pure beghe di partito, però la rottura tra Damiano Covelli e Nicola Adamo (dopo la famosa assemblea di circolo) e un avvicinamento del primo all’asse socialista Caruso-Incarnato, a Cosenza è una notizia. I due sono (erano?) legati da una comune militanza che risale ai tempi della Fgci-Pci poi Pds, Ds e Pd. Ma l’assemblea di giovedì scorso è stata l’effetto, non la causa dello strappo.
Sullo sfondo della spaccatura – più che l’anomalia di un Pd che nella vicina Rende non sostiene il candidato socialista Principe – i rapporti di forza interni ai democratici cosentini alla scadenza di due momenti nodali: prima la stagione congressuale del Pd e poi le Regionali.
Se a poche ore dalle critiche dei dem il sindaco Caruso aveva difeso e anzi rilanciato l’operato della giunta, l’assessore Covelli non ha mai abbandonato – anche sui social – la linea “non ti curar di loro” alimentando l’hashtag #SoloCoseBelle con foto e post degli interventi in materia di lavori pubblici: dallo stadio all’ex hotel Jolly (foto in basso), dal Palazzetto dello Sport di Casali al nuovo Centro per l’Impiego nella scuola “Mario Dionesalvi” in via Giulia.
Le foto in gruppo con il sindaco e i fedelissimi – tra i quali c’è da notare che raramente manca Francesco Alimena, lui sì saldamente in quota Adamo/Bruno Bossio – sembrano un altro modo per rispondere implicitamente al fuoco amico che a Covelli arriva dal suo stesso partito.
Era il 23 luglio e in una sala del convento dei Cappuccini, durante una all’apparenza sonnecchiante e interlocutoria assemblea del Pd sull’organizzazione della Festa dell’Unità si susseguirono, alquanto inaspettati, i primi interventi velatamente critici nei confronti dell’amministrazione Caruso: «Bene per i conti messi in ordine ma non si può fare comunicazione sui social per la buca riparata o i giardinetti ripuliti. I temi sono il PSC e i 160 milioni della metroleggera: che fine hanno fatto?» (Carlo Guccione). ««Ci sono fondi da spendere entro il 2026 perché non pensiamo a ridisegnare i trasporti con il BRT (Bus rapid transit, ndr) come a Bari e Taranto, tanto più dopo il fallimento Amaco? Chiediamo al sindaco di andare in Regione» (Enza Bruno Bossio). Giacomo Mancini era andato ancora oltre, attaccando Covelli senza nominarlo: «Autoincensarsi può essere un errore nel migliore dei casi, mentre nel peggiore si rischia di risultare ridicoli»; per liquidare così Franz Caruso: «Lui pensa già alle regionali».
Tra quei primi “mal di pancia” e gli ultimi sviluppi della vicenda si colloca la sofferta nomina di Maria Locanto a vicesindaca, ciò che evidentemente non è bastato a placare i dissidi tra l’area democratica e quella socialista che governano Palazzo dei Bruzi dall’ottobre 2021.
L’ultimo step della vicenda è un post in cui il sindaco, ricorrendo a un aggettivo – o meglio alla sua negazione – caro a Giorgia Meloni («ricattabile»), ha ribadito che da primo cittadino risponde solo ai cosentini, con dei modi che per la prima volta si discostano dalle movenze felpate e diplomatiche di Franz Caruso, anche davanti agli attacchi più cruenti. Un’altra conferma che stavolta il gioco si fa duro. (euf)
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