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elezioni amministrative

Rende, molto di più che una guerra generazionale: la destra sfida 3 sinistre

Ghionna (FdI) contro Bilotti, Gallo e Principe. Tra veleni, cambi di casacca e trasversalismo travestito da civismo

Pubblicato il: 24/04/2025 – 18:00
di Eugenio Furia
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Rende, molto di più che una guerra generazionale: la destra sfida 3 sinistre

RENDE Undicimila. È la cifra-feticcio ipotizzata da chi punta a quel tesoretto di voti per vincere al primo turno. Insieme con il centrosinistra spaccato che esprime tre candidati a sindaco (Giovanni Bilotti, Sandro Principe, Rossella Gallo) è questo il vero mantra su cui gli elettori di Rende e gli analisti politici si stanno interrogando sul voto di fine maggio, che vede in tutto 5 sfidanti: in corsa anche Marco Ghionna, candidato unitario del centrodestra indicato da Fratelli d’Italia su input romano, e l’outsider Luciano Bonanno.

Centinaia di candidati e due variabili

Molto sulle loro singole performance si potrà capire o almeno ipotizzare scorrendo le centinaia di nomi che comporranno le liste da depositare negli stessi minuti in cui il mondo si fermerà per il funerale di Papa Francesco. “Ogni condominio almeno un candidato” è il refrain coniato tra Crati e Busento ma che si attaglia benissimo anche oltre-Campagnano. Il voto disgiunto (preferenza a consiglieri e sindaco di coalizioni differenti) renderà la consultazione ancora più “thriller”, ma anche l’astensionismo resta un rebus: la cifra da cui siamo partiti (11mila) è l’approssimazione del concetto di “metà più uno” adattata ai 20mila rendesi che hanno votato al referendum di inizio dicembre sul Comune unico. È il motivo per cui tutti i candidati stanno parlando ai giovani e ai disillusi di ogni schieramento, senza fare le pulci alle appartenenze ideologiche: l’empatia e il coinvolgimento anche familiare potrebbero far lievitare il numero di chi si recherà alle urne, quindi potrebbero servire più preferenze per affermarsi al primo turno.

Così è iniziata la campagna

Luciano Bonanno è stato il primo (auto)candidato in ordine di tempo, mentre iniziavano ad affacciarsi i primi nomi poi superati dagli eventi: su tutti quello di Pierpaolo Iantorno, anima – con Sandro Principe e Amerigo Castiglione tra gli altri – del Comitato per il No alla fusione. Principe, appunto: l’ex sindaco socialista è uscito allo scoperto per primo, in due diversi incontri nel “fortino” dell’hotel San Francesco, smarcandosi dal Pd che in quelle stesse sale gli aveva chiesto un «passo indietro» come Mitterrand: al contrario, “Sandro” (la sua campagna comunicativa omette il cognome perché è sottinteso, o forse punta a zittire chi parla di “Principato”) si è gettato nell’agone «perché amo troppo la mia città e la gente mi chiede un impegno». Sarà forte di  un cartello composto da almeno sei liste di ispirazione social-riformista e civica, dove accanto al Psi non mancheranno uomini della «destra sociale» oltre che di osservanza leghista – sotto le insegne di Idm – e centrista (Azione), quasi un aggiornamento della campagna che nel 1993 elesse Giacomo Mancini sindaco a Cosenza con liste della destra storica. Altre due notazioni: gli stessi Castiglione e Iantorno saranno nelle liste di Principe, così come non pochi esponenti delle amministrazioni Manna (il penalista ed ex sindaco è il convitato di pietra di queste elezioni, evocato a più riprese e da tutti gli schieramenti in campo): Domenico Ziccarelli, Franchino De Rango, Luigi Superbo e Concetta Brogno. Con loro principiani storici come Cesare Loizzo e Clelio Gelsomino ma anche figure chiave della sinistra movimentista come quella di Daniela Ielasi, attivista del Dam Unical, o di Antonio Curcio, portavoce del Circolo dell’urbana di Cosenza di Sinistra Italiana dimessosi il giorno dopo il referendum sulla città unica, che racconta meglio di altre analisi la rottura del fronte progressista. Ecco cosa è successo da quelle parti.

E così si è spaccata la sinistra

Premessa: Giovanni Bilotti, ingegnere 32enne, candidato indicato dal Pd ma senza tessere e con una lunga esperienza nel volontariato sociale e dei diritti delle persone con disabilità, a un certo punto stava per diventare il candidato del blocco 5 Stelle – Alleanza Verdi Sinistra – Rifondazione comunista, che non a caso parlavano di un nome «civico» e lontano dai partiti. Dopo più di una riunione, il tavolo è saltato non tanto per il “cappello” di Manna sulla figura di Bilotti ma perché non sarebbe andato giù ai pentastellati il ticket con Rossella Gallo vicesindaca: pare che il M5S volesse Bilotti sì, ma come vice. Ancora due giorni fa, presentando la sua candidatura, la stessa Gallo ha rivolto un appello proprio a Bilotti a «lasciare gli avvoltoi» che minaccerebbero il suo operato, ciò che è sembrato quasi un endorsement in caso di eventuale ballottaggio.
Ma questa è davvero fantapolitica, mentre la politica vede due liste con la Gallo (una dei 5 Stelle, forti di un’ottima performance alle ultime Europee anche grazie al traino Tridico) e una di Rifondazione mentre non ci saranno i simboli di AVS e Sinistra Italiana; mentre nella GenerAzione di Bilotti – questo il nome dato al suo gruppo – saranno 2 le liste riferibili a Marcello Manna (Progetto Comune e Rende in Movimento), il quale non più di due mesi fa non escludeva una sua candidatura da consigliere. Nelle liste troveremo altri fedelissimi come Annamaria Artese, Salvatore Esposito, Marco Greco, Romina Provenzano, Alessia Rausa e Lisa Sorrentino.

La battaglia di Marco Ghionna

Nel centrodestra nessun tavolo saltato, invece, ma soltanto perché ne è bastato uno a Roma per indicare il 50enne Marco Ghionna, presidente dell’ordine provinciale degli ingegneri che avrà al suo fianco tra gli altri Eugenio Aceto, nome forte degli azzurri rendesi, Luigi Marafioti, primario di radioterapia oncologica dell’Annunziata, ed Enrico Monaco (entrambi nella lista Rende Azzurra) oltre a Francesco Corina (Noi Moderati), in prima linea sul fronte del No nella battaglia referendaria oltre che uno dei primi “auto-candidati” alla carica di sindaco, ormai oltre due mesi fa. Ghionna, che già sfidò Principe nel 2004, sta conducendo una campagna meno “viscerale” di quella che sta caratterizzando i tre sfidanti di centrosinistra: la sua forza tranquilla potrebbe rivelarsi l’arma in più.

I temi

Nuovo ospedale, trasporti, innovazione, rilancio della zona industriale, città unica o unione dei servizi, edilizia: dalle prime settimane di campagna elettorale ci si aspettava che i temi sarebbero stati questi e in parte le attese non sono state deluse. Ma due argomenti che rappresentano quanto di meno politico in senso alto ci sia – l’eredità dell’esperienza Manna e l’età dei candidati a sindaco – dimostrano che, tanto più in una consultazione locale a filiera cortissima, i contendenti sono anche stavolta pronti a incrociare i guantoni più sui temi “di pancia” che su un politicismo poco appassionante negli anni di un rinnovato riflusso antipolitico. (e.furia@corrierecal.it)

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