E’ un tornante della storia, perché questo è, sempre, l’elezione di un Pontefice, il vertice di una organizzazione umana, sebbene religiosa, che va avanti ininterrottamente ed in successione apostolica da duemila anni. Hanno provato in molti a piegarla, a sottometterla, alcuni addirittura ad estirparla. Nessun uomo, per quanto potente, ci è riuscito. Nessuna ideologia per quanto seducente, o impero per quanto potente, ha prevalso. Secondo una simpatica battuta sarebbe questa una delle prove dell’esistenza di Dio e cioè una Chiesa che va avanti da duemila anni “nonostante i preti”.
Ma al di là delle facezie, ciò che è accaduto ieri sotto l’inarrivabile bellezza delle figure di Michelangelo, frutto della Chiesa più temporale che ci sia stata, è quanto di più aderente e rispondente al vento dello Spirito. Che è profetico ed anticipa ciò che accadrà. O che deve accadere. Nelle ultime settimane, ad esempio, in molti si sono impegnati nel descrivere le lacerazioni della Chiesa, le fratture e gli strappi causati dal movimentismo bergogliano.
Nella Sistina, per l’ennesima volta, la Chiesa ha invece mostrato al mondo intero la sua natura ed una, spesso incomprensibile ai profani, proverbiale unità. Se c’è qualcuno che è lontano, quel qualcuno è proprio colui che va abbracciato. E le diverse sensibilità non sono differenze che distanziano ma ragioni che animano la volontà di comprendere e arrivare a sintesi. Riflessioni più attente avrebbero anche dovuto ragionare sul fatto che la Chiesa, che porta ancora su di sé e dopo mille anni il peso dello scisma, è ecumenica. Non solo nello spirito ma anche, potremmo dire, antropologicamente. Il motto del nuovo Papa è, da questo punto di vista, anch’esso profetico, “In colui che è Uno, siamo uno solo”. Ed anche le sue parole lo testimoniano “Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti”.
Nella Sistina, per la seconda volta e contrariamente alle previsioni dei bene informati, è stato indicato al Soglio di Pietro un appartenente ad un ordine religioso. Se in Bergoglio è stato visibile il carisma gesuita, Leone XIV cammina con gli insegnamenti di Sant’Agostino e dunque, augurabilmente, con quell’essere profondamente uomo prima di aprire il suo cuore e le parole alla forza della grazia. Nella Sistina i cardinali, collegio più elevato della Chiesa, hanno scelto e lo hanno fatto, come spesso è accaduto, in senso contrario alla cronaca, incautamente definita storia. E cosi mentre l’ultimo impero, gli Stati Uniti, si incamminano lungo la via del ritrarsi, del chiudersi, del pensare a se stessi (Make America Great Again) la Cattolica Chiesa sceglie uno statunitense per guidare la sua universalità. Non in Sistina, ma sulla Loggia delle Benedizioni, il saluto di Leone XIV è stato poi illuminante, non solo e non tanto per l’evangelico saluto “la pace sia con voi” quanto per il fatto che, liturgicamente, a quella espressione corrisponde “e con il tuo spirito”.
La pace, parola pronunciata poi per ben 10 volte, è una relazione. Non si impone ma si costruisce in un rapporto di vicinanza. Sempre sulla Loggia il neo eletto Papa rende noti due aspetti, ugualmente importanti. Il nome che richiama una pagina fondamentale nella storia della Chiesa e dell’umanità. E i paramenti, tornati alla tradizione. Nella convinzione, forse, che i simboli e la forma, in un mondo liquido, non siano orpelli o carnevalate ma dettagli “significanti”. Molte altre osservazioni potrebbero essere sviluppate. Ma ce n’è un’ultima. Importante. Tutti si chiedono, in queste ore, se Leone XIV continuerà nel solco di Francesco. I Papi sono sempre in successione, vengono sì dopo ma non del predecessore, sono in continuità con il fondatore “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze dell’Ade non prevarranno su di essa” (Matteo 16,18). Prevalgono dunque gli elementi fondativi e strutturali, l’intonaco è sempre sullo sfondo. Ed infine, nessuno può dire sin d’ora quali e come saranno i passi di Leone XIV rispetto a Francesco. Di certo c’è che se anche fossero a “zig zag” non cambierebbero comunque direzione ed obiettivo. Entrambi, per chi crede, non sono stabiliti né da Francesco, né da Leone. (redazione@corrierecal.it)
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