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‘ndrangheta in piemonte

Da Sant’Onofrio a Carmagnola, l’ascesa di Salvatore Arone «rispettato come Padre Pio»

Condannato in Cassazione a 16 anni di carcere, viene descritto come «capo ‘ndrangheta» della ‘ndrina piemontese ma legata ai Bonavota

Pubblicato il: 04/06/2025 – 19:30
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Da Sant’Onofrio a Carmagnola, l’ascesa di Salvatore Arone «rispettato come Padre Pio»

CARMAGNOLA Nelle dichiarazioni dei pentiti viene descritto come «una leggenda», un uomo «considerato come Padre Pio» per il rispetto e timore che i sodali provavano nei suoi confronti. Un soggetto di primo piano temuto e rispettato all’interno della ‘ndrangheta, posizionato dai pentiti al vertice del sodalizio criminale che operava in Piemonte. Invece, la carriera criminale di Salvatore Arone, originario di Sant’Onofrio, si è fermata con la sentenza, giunta ieri, della Corte di Cassazione, che lo ha condannato a 16 anni di carcere, uno in meno di quanto avevano stabilito i giudici d’appello. Gli ermellini, nella sentenza scaturita dal processo Carminius, hanno di fatto certificato la presenza della ‘ndrangheta a Carmagnola, in Piemonte, come filiale distaccata del clan Bonavota di Sant’Onofrio, nella quale avrebbe rivestito un ruolo apicale proprio Arone. Quest’ultimo è stato condannato per associazione mafiosa, ma assolto perché il fatto non sussiste da due capi inerenti a presunte intestazioni fittizie.

«Erano devoti come fosse un santo»

«Salvatore Arone è espressione diretta dei Bonavota. Salvatore Arona è…. come se si fondono 2 ceri che si mettono assieme, è la stessa cosa dei Bonavota, è lo stesso clan». È il boss di Vibo, divenuto collaboratore di giustizia, Andrea Mantella a tracciarne il profilo, indicando la ‘ndrina di Carmagnola come sodalizio legato ai Bonavota e riconosciuto dalla ‘ndrangheta di San Luca. Secondo Mantella, l’ascesa criminale di Arone sarebbe partita proprio da Sant’Onofrio insieme a Domenico Cugliari alias Micu i Mela e i fratelli Bonavota che, una volta preso il posto del padre, avrebbero deciso di «creare una compagine ‘ndranghetista facente capo al clan Bonavota in Piemonte e una in Canada». Mantella riconosce Arone come «il capo ‘ndrangheta» a Carmagnola, rispettato e temuto dai suoi stessi sodali quasi come fosse «Padre Pio» o un vero e proprio santo. «Erano così devoti a questo signore come se fosse la sua santità..». Anche altri collaboratori di giustizia individuano Arone come figura apicale della ‘ndrina piemontese: tra questi Bartolomeo Arena, che ha riferito di come Arone venisse descritto negli anni ’90 «come una leggenda, come uno dei soggetti più “azionisti” ossia facinorosi e bellicosi della consorteria».

Il controllo sul territorio

Una descrizione che troverebbe riscontro anche nelle indagini degli inquirenti, dove emerge che «la sola invocazione del suo nome induceva gli interlocutori a mostrare un timore reverenziale e un ossequio» dovuto alla sua «superiorità criminale» e alla fama ottenuta sul territorio. Significativo secondo gli inquirenti è l’episodio del furto di un camion a un operaio, per il cui ritrovamento si sarebbe interessato proprio Salvatore Arone, contattando una terza persona. Da queste intercettazioni emergerebbe «l’influenza di Arone e della sua compagine sul territorio di Carmagnola». Il ruolo di Arone all’interno della ‘ndrina sarebbe poi provato anche dall’attività di recupero crediti, da interessi nel settore edile e dal suo ruolo di «mediatore» nei conflitti tra privati, al fine di mantenere l’ordine e il controllo sul territorio, «espressione caratteristica delle associazioni criminali di stampo mafioso».(ma.ru.)

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