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l’urlo di libera

«La politica non si deve servire della ‘ndrangheta» – VIDEO

C’è “fame di verità e giustizia”. Il richiamo al voto «libero» degli elettori e alla responsabilità dei partiti nell’estromettere «i chiacchierati»

Pubblicato il: 13/06/2025 – 16:48
di Fabio Benincasa
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«La politica non si deve servire della ‘ndrangheta» – VIDEO

COSENZA Un’osteria all’aperto, un solo tavolo privo di pietanze e bevande ma riempito da 12 piatti stracolmi di «bocconi amari e difficili da mandare giù». “Fame di verità e giustizia” è l’iniziativa di Libera, decisa a sensibilizzare sulla lotta e il contrasto alle mafie e al malaffare. «E’ una campagna itinerante che Libera ha voluto lanciare per i suoi 30 anni. Ci siamo rimessi in viaggio in quelle piazze, in quelle strade, che 30 anni fa ci hanno visti protagonisti per la raccolta di oltre un milione di firme per destinare ad uso sociale i beni confiscati alle mafie», racconta al Corriere della Calabria Giuseppe Borrello: referente di Libera Calabria.

Giuseppe Borrello – Referente Libera Calabria

La necessità di parlare

«Abbiamo avvertito questa necessità e questa urgenza, perché quelle piazze, quelle stesse strade hanno continuato a insegnarci tanto e hanno bisogno della nostra presenza, soprattutto in un momento storico molto particolare dove c’è il rischio della cosiddetta normalizzazione delle mafie, ossia il convincimento che le mafie e la corruzione non siano più una priorità nel nostro paese, ma addirittura fenomeni con i quali convivere». La campagna lanciata da Libera arriva in Calabria in un momento particolare, «mentre la ‘ndrangheta continua ad uccidere, a sparare, a intimidire, a mietere paura. Gli ultimi fatti di Cetraro sono eclatanti, rispetto ai quali c’è la necessità di una risposta forte e chiara da parte dello Stato». Il riferimento di Borrello è all’omicidio di Giuseppe Corallo ucciso a colpi di pistola in pieno giorno, davanti una officina meccanica sulla Ss 18.
«Questa campagna ha l’obiettivo di rimettere al centro dell’azione politica e sociale del nostro paese il tema della giustizia, del contrasto alle mafie e alla corruzione, ma anche risvegliare quelle coscienze troppo spesso addormentate da un clima politico e culturale che nei decenni ha determinato disgregazione, apatia e poca partecipazione».

I reati spia

Sui molti cartelli, mostrati dagli attivisti di Libera protagonisti del flash mob organizzato giovedì sera nella centralissima piazza Kennedy a Cosenza, vengono segnalati i reati “spia”. Quelli che suggeriscono la presenza probabile del malaffare. Come l’usura, ma non solo. «E’ una delle armi utilizzata spesso dalla criminalità organizzata per piegare l’imprenditore, aggiungo l’estorsione, il riciclaggio, i delitti informatici. C’è stato un aumento di questi reati spia in Italia, oltre 322.000 casi, quasi 822 al giorno, 39 casi all’ora. A livello regionale, la prima provincia è Reggio Calabria, seguita da Cosenza, poi Catanzaro, Vibo e Crotone.
C’è la necessità che si mantenga alta l’attenzione rispetto a queste dinamiche, ma soprattutto che si possa anche stimolare la politica affinché vengano prese delle posizioni importanti per rafforzare l’impianto normativo anziché indebolirlo, come, purtroppo, sta accadendo negli ultimi tempi».

La ‘ndrangheta, il voto libero e consapevole

Le infiltrazioni della criminalità organizzata riguardano, in primis, il tessuto economico e poi quello istituzionale. Negli anni abbiamo assistito a numerosi decreti di scioglimento giunti al termine della relazione consegnata da commissari, chiamarti ad acclarare e verificare la sussistenza di collegamenti mafiosi all’interno del Palazzo di Città. «La Calabria detiene uno dei primati più tristi, è la regione con il più alto numero di comuni sciolti per infiltrazione mafiosa». Cosa fare? «Dobbiamo fare in modo che se la ‘ndrangheta si serve della politica, la politica non si debba servire più della ‘ndrangheta», sostiene Borrello. Che chiosa: «C’è la necessità che i, i partiti, i movimenti politici si assumano in pieno la responsabilità, anche nel momento della formazione delle liste, tenendo lontani, non solo gli indagati e i condannati, ma anche i “chiacchierati” che per le loro frequentazioni, non sono considerati credibili nella gestione della cosa pubblica», ma la responsabilità è anche dei cittadini elettori chiamati ad «esprimere un voto libero, consapevole». (f.benincasa@corrierecal.it)

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