Sistema bibliotecario vibonese, crollano le accuse: prosciolti tutti gli indagati
Il gup di Vibo Valentia ha stabilito che non c’è stato nessun illecito nel polo bibliotecario. Nessun rinvio a giudizio per i Floriani e Valentina Amaddeo

VIBO VALENTIA Nessun rinvio a giudizio e tutti prosciolti. È quanto ha deciso il gup di Vibo Valentia Roberta Ricotta per i 5 soggetti coinvolti nell’inchiesta sul Sistema bibliotecario vibonese, scagionati dalle accuse della Procura di Vibo Valentia condotta da Camillo Falvo. Tra questi l’ex direttore del polo bibliotecario Gilberto Floriani, i figli Emilio, Giuseppe e Gabriele Floriani tutti difesi dagli avvocati Danilo Iannello e Giacinto Inzillo e Valentina Maddeo, difesa dagli avvocati Giovanni Vecchio e Giosuè Francesco Monardo . Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza avevano ipotizzato illeciti nella gestione del Sbv e dei fondi ottenuti dalle istituzioni, con Gilberto Floriani accusato di essersi appropriato di una ingente somma di denaro destinata poi ad incarichi dati ai figli «in palese conflitto di interesse». Da queste indagini era partita l’accusa di peculato della Procura della Repubblica, poi rimodulata in abuso d’ufficio dal Tribunale del Riesame. Reato poi abrogato con la riforma della giustizia e “sostituito” dai procuratori con l’accusa di indebita destinazione di denaro. Il gup ha, invece, disposto il non luogo a procedere per gli imputati perché il fatto non sussiste.
Il caso del Sistema bibliotecario vibonese
Ad oggi, il Sistema bibliotecario vibonese resta ancora chiuso. Ingenti i debiti e i problemi finanziari che hanno costretto i vari presidenti (oggi è il sindaco Enzo Romeo) a fermare l’attività, anche dovuta al mancato pagamento degli stipendi. Tra le parti offese al processo il Comune di Vibo, la Regione, Maria Teresa Marzano e Cristian Montesano. A Floriani veniva contestata una «gestione scellerata» dell’ente. In particolare era accusato di aver ottenuto risorse dalla Regione Calabria che poi «erano state elargite a Gilberto Floriani e ai propri figli Giuseppe, Emilio e Gabriele, nel periodo in esame, somme quantificabili in circa 180mila euro». (ma.ru.)
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