‘Ndrangheta, imputati propensi alla fuga e alla latitanza: in 23 finiscono in carcere – I NOMI
La decisione del gip di Reggio Calabria dopo la sentenza. I condannati «potrebbero preferire la fuga rispetto ad una lunga detenzione»

REGGIO CALABRIA Nel caso concreto si ritiene pienamente sussistente il «concreto e fondato pericolo di fuga» che comporta l’applicazione in aggravamento della misura cautelare in carcere nei confronti degli indagati. Così il gip del Tribunale di Reggio Calabria, Antonino Foti, ha motivato la disposizione degli arresti in carcere nei confronti di 23 imputati condannati in primo grado al termine del processo “Eureka” celebrato con rito abbreviato. Lo scorso 1° ottobre il Tribunale di Reggio Calabria ha condannato 76 imputati e ne ha assolti 7.
Il «concreto pericolo di fuga»
Per il gip, infatti, la richiesta del PM è «motivata dal fatto che la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per gli imputali sarebbe soddisfatta dalla pronuncia della sentenza di condanna» nei loro confronti, mentre sotto il profilo delle esigenze cautelari dovrebbero essere ritenute sussistenti «sia quella consistente nel rischio di reiterazione di ulteriori reati, sia quella consistente nel pericolo di fuga». Secondo il giudice reggino, inoltre, appare corretto affermare che, nella valutazione circa l’esistenza di tale pericolo «non si possa prescindere dall’entità della pena inflitta con la sentenza di condanna» che, pur se non costituente prova della predetta esigenza, «fornisce tuttavia un indizio significativo dello stimolo che può rendere pressante e attuale la tendenza alla fuga». A proposito del pericolo di fuga, il gip insiste ritenendo che i 23 soggetti condannati «sicuramente possono decidere di darsi alla fuga piuttosto che affrontare un prevedibilmente lungo e forse definitivo periodo di carcerazione». Infatti, il fenomeno della latitanza è abituale nel contesto di riferimento e, d’altro canto, «si evidenzia che vi sono ancora due imputati attualmente tuttora latitanti nell’ambito del presente procedimento» osserva ancora il gip.
Il carcere è stato quindi disposto per:
- Ballone Massimo;
- Bruzzaniti Leone;
- Catananti Nicolino;
- Costanzo Sebastian;
- De Luggo Giovanni;
- Galatà Vincenzo;
- Galluzzo Beniamino;
- Giorgi Sebastiano;
- Murdaca Michele;
- Nesci Francesco;
- Nirta Antonio;
- Obradovic Nebojsa;
- Pelle Sebastiano;
- Pellicano Paolo;
- Perri Francesco;
- Reitano Antonio;
- Romeo Antonio;
- Romeo Domenico;
- Rugnetta Rocco;
- Scipione Santo;
- Strangio Francesco;
- Strangio Sebastiano;
- Tassone Gregorio.
L’operazione
L’operazione “Eureka” era scattata all’alba del 3 maggio 2023 quando i Carabinieri del ROS e del Gruppo di Locri, davano esecuzione a quattro collegati provvedimenti cautelari emessi dall’Ufficio GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 108 soggetti, indagati a vario titolo per associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. (g.curcio@corrierecal.it)
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