‘Ndrangheta, dai Rolex all’autolavaggio: sequestrato l’impero del nipote dei Mancuso che fatturava milioni con la droga
Nel mirino il 51enne Francesco Orazio Desiderato, nipote di Zi ‘Ntoni e coinvolto nell’inchiesta “Old Irons” dello scorso febbraio a Milano

LAMEZIA TERME Un curriculum criminale di assoluto spessore e una «pericolosità sociale storica», attestata da numerosi procedimenti penali a suo carico, soprattutto tra il 1996 e il 2013, mentre dal 2020 ad oggi si sarebbe reso responsabile di una serie di reati in materia di stupefacenti, associazione per delinquere, riciclaggio e false fatturazioni. È il profilo criminale di Francesco Orazio Desiderato, vibonese classe 1974, attualmente detenuto nel carcere di Opera e coinvolto nel blitz della Distrettuale antimafia di Milano “Old Irons” dalla quale sarebbe emerso il ruolo di «capo e promotore» di Desiderato all’interno di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante nell’hinterland milanese. Gestito – secondo l’accusa – gestendo i rapporti circa le forniture dello stupefacente grazie ai legami con la famiglia ‘ndranghetista dei Mancuso di Limbadi in quanto nipote di Zi ‘Ntoni Mancuso.
Il Tribunale di Milano (Sezione Autonoma Misure di Prevenzione) ha ordinato il sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, eseguito dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano.
Milioni di fatturato dal traffico di droga
Ma andiamo con ordine. Già perché secondo la Dda di Milano che ha chiesto la misura di prevenzione, si può ritenere che «a Desiderato, per le sole operazioni di acquisto di stupefacente, siano riconducibili un totale di 2.351.040 euro quale prezzo del reato presupposto» e, considerato che la droga era destinata alla vendita al dettaglio a prezzo maggiorato al chilogrammo (45mila euro per la cocaina, 3mila per l’hashish e 4.500 euro per la marijuana), secondo la stima, Desiderato e il gruppo capeggiato avrebbe fatturato – tra il 2020 e il 2023 – un importo pari ad oltre 4 milioni e 176 mila euro.
Come ricostruito dagli inquirenti della Dda, inoltre, i proventi milionari del commercio di stupefacenti sarebbero stati poi reinvestiti da una parallela associazione a delinquere – sempre capeggiata da Francesco Orazio Desiderato – dedita al riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e reati tributari. Il vibonese, infatti, secondo l’accusa avrebbe investito ingenti somme di denaro anche grazie all’ausilio di persone compiacenti nell’acquisto di beni mobili ed immobili, nella realizzazione di attività commerciali, nonché per la compravendita di oggetti di valore oltre all’intestazione fittizia di beni immobili e quote societarie ed al reimpiego dei profitti attraverso la costituzione e gestione di numerose società.



I prestanome
Fondamentale in questo caso la figura di diversi “prestanome”. Tra i più importanti c’è Saverio Lo Mastro, anche lui coinvolto nell’ultima inchiesta della Dda di Milano, al quale era formalmente intestata e riconducibile la società “G. Group S.r.l.”. Secondo il collaboratore di giustizia Romeo, Lo Mastro «nei rapporti con Desiderato è quello che si occupa degli affari “leciti ma poi illeciti”, ovvero non droga. Lo vedevo al demolitore, io l’ho conosciuto prima perché era utilizzato da Orazio inizialmente per gli affari dei ponteggi. Lui percepiva un tot al giorno e si assicurava che il numero era giusto…». Dalla ricostruzione degli inquirenti, inoltre, Lo Mastro risulta ricoprire cariche all’interno di società e proprietario di quote di 7 società. E poi un indagato nell’inchiesta “Old Irons”, Emanuel Teso, imprenditore edile e socio in affari di Claudio Agostino Romeo. L’indagato, infatti, sarebbe diventato un vero e proprio “collaboratore” nell’organizzazione criminale facente capo a Desiderato, «mettendosi a disposizione anche per lo stoccaggio della droga» oltre ad essersi «prestato all’intestazione fittizia degli immobili esclusivamente per evitarne la riconducibilità a Desiderato», annotano i pm della Dda.
Secondo il Tribunale, dunque, i precedenti penali e giudiziari a carico di Francesco Orazio Desiderato, aventi ad oggetto il coinvolgimento in molteplici attività illecite, fanno ritenere sussistente un quadro indiziario di pericolosità sociale reiterato ed attuale e che i «beni di cui si dispone il sequestro a lui riconducibili derivino da proventi illeciti e/o comunque il loro valore risulti sproporzionato rispetto alle fonti reddituali lecite di cui, allo stato, si abbia contezza».
Quindi il Tribunale ha ordinato il sequestro di 30 immobili intestati alla società “G. GROUP srl” attualmente denominata “SLM GROUP SRL” e altri due intestata a Emanuel Teso. E poi contanti per un valore totale di 7.245 euro e un Rolex. E ancora altri 7 Rolex sequestrati a Lo Mastro ma riconducibili a Desiderato, l’impresa individuale “Dambra Martina” (beni e rapporti giuridici e bancari connessi) e l’autolavaggio annesso al distributore a Milano, in viale Fulvio Testi. (g.curcio@corrierecal.it)
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