Il tunnel della sanità commissariata: la Calabria vede la luce, ma Vibo rischia di restare indietro
La sanità vibonese, sciolta per mafia un anno fa, arranca e fatica a programmare. Nasce il nuovo ospedale, ma rallentano i servizi

VIBO VALENTIA Commissariamento che va, commissariamento che resta. Mentre la Regione Calabria si accinge ad avere, dopo 15 anni, il via libera dal governo per poter gestire in maniera ordinaria la propria sanità, la provincia di Vibo Valentia resta ancora nel limbo di commissari che si succedono tra loro. Ben 5 negli ultimi 5 anni, con gli ultimi due arrivati in seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose avvenuto esattamente un anno fa. Il 30 settembre veniva formalizzato il commissariamento di un’azienda di fatto già commissariata: al generale Battistini segue la triade guidata da Vittorio Piscitelli, incentrata sul liberare l’Asp da possibili condizionamenti mafiosi. In estate l’ultimo scossone con la sua sostituzione con il prefetto in quiescenza Gianfranco Tomao.
Un anno trascorso all’insegna delle criticità
Una sequenza di commissari che sta cercando di gestire l’azienda più in difficoltà della sanità calabrese, complice anche il poco spazio di manovra per assumere, investire e programmare. Da quando lo scorso anno è iniziato il commissariamento per infiltrazioni mafiose l’Asp vibonese ha dovuto affrontare lo stato di agitazione per Oss e infermieri con il contratto in scadenza, la carenza di medici e guardie mediche, la crisi del Pronto soccorso e la questione del centro don Mottola. Il caso del centro clinico di Drapia è quello più paradossale, con i pazienti “costretti” a pagare per fruire di servizi in attesa della convenzione dopo aver ottenuto l’accreditamento della struttura. Ma l’iter sembra essersi bloccato, nonostante le proteste dei familiari dei pazienti e del dottor Soccorso Capomolla di fronte i cancelli della sede di Via Dante Alighieri, senza però ottenere soluzioni.
Carenza di infermieri e personale
Nelle ultime settimane a far discutere è stata una possibile riorganizzazione delle guardie mediche, ipotesi accolta negativamente da diversi sindaci di paesi più lontani dal capoluogo. Ma anche la scadenza dei contratti per molti infermieri del Pronto soccorso, “reclutati” per l’aumento del flusso estivo che avevano garantito un po’ di respiro a un ospedale in affanno da diverso tempo. In entrambi i casi a complicare le situazioni è la difficoltà nel trovare medici e infermieri tramite i bandi appositi, spesso però “depotenziati” dal non poter investire maggiori risorse. Dall’Asp attendono per programmare assunzioni e investimenti “notizie” dalla regione, dopo aver redatto l’atto aziendale (che mancava da 9 anni) e aver abbozzato una linea per cercare di uscire dalla crisi, soprattutto quella relativa al personale. Manca, infatti, il via definitivo dopo la trasmissione del Piano del fabbisogno, che consentirebbe di assumere personale sanitario a tempo indeterminato, elemento che renderebbe più “attrattivi” i bandi pubblicati.
L’appello dell’Osservatorio Civico Città Attiva
La sanità vibonese «continua ad arrancare e a perdere pezzi», denuncia l’Osservatorio Civico Città Attiva che ogni mese si ritrova di fronte l’ospedale Jazzolino per un sit in in difesa della sanità pubblica. «Ad alto rischio sono l’urologia e la proctologia di Tropea ed anche l’oncologia che non solo non dispone di posti-letto, ma a breve vedrà ridurre l’organico in servizio». Per le volontarie «non c’è stata alcuna programmazione» in questi mesi e con la sostituzione del nuovo commissario è pure «calato il silenzio sull’approvazione del Piano di Fabbisogno del Personale». «Psichiatria – affermano – continua a rimanere un ambulatorio, e non c’è alcun impegno concreto a riaprire il reparto e riattivare i posti letto nel breve periodo, per garantire un servizio sanitario indispensabile per la nostra Provincia. Nessuna speranza nemmeno di prorogare il contratto, in attesa di procedere a nuove assunzioni, degli infermieri e degli operatori sociosanitari che hanno dato in questi mesi un prezioso contributo nei vari reparti». Per le volontarie «la cosa più grave è che si sta anche correndo il rischio di rimanere senza un Piano territoriale, indispensabile per poter rivendicare maggiori risorse per l’Asp di Vibo, che è stata già fortemente penalizzata nel corso degli anni a causa di una mancata programmazione che ha comportato la sottrazione di notevoli risorse da investire nella sanità territoriale». (ma.ru.)
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