Piazza Duomo gremita di gente e una sentenza al Palazzaccio della Cassazione a Roma. Scopelliti e Falcomatà junior sul proscenio di una città chiave della Calabria. Peppe Dj e Giuseppe “Beatiful” sono tornati sul podio a Reggio Calabria in questa settimana. Peppe Scopelliti, 57 anni, 6 tessere di partiti di destra, ultimo segretario nazionale del Fronte della Gioventù, presidente del Consiglio regionale, governatore della Calabria, sindaco della città di Reggio Calabria per due mandati (nel 2010 il sondaggio del Sole 24 ore lo acclama come primo cittadino più amato d’Italia). Piacione, mondano dichiaratamente omofobo «Noi non vogliamo né uomini che non siano coraggiosi, né mezzi uomini, né uomini che sono innamorati di altri uomini» disse nel 2014 all’emittente locale Rtv.
Condannato a 4 anni e 7 mesi per falso in atto pubblico, prescrizione dall’abuso di ufficio, 19 mesi in carcere e il resto in semilibertà. Nello stesso Palazzo di Giustizia della Cassazione che confermò quella sentenza, mercoledì scorso, Giuseppe Falcomatà, 40 anni appena compiuti, figlio di Italo, il migliore sindaco della Calabria della modernità, cognato di Demetrio Naccari Carlizzi anch’egli sindaco facente funzioni alla scomparsa del suocero, ha visto cassare la sentenza di condanna che aveva subito per abuso d’ufficio nell’affaire Miramare e che a causa della liberticida Legge Severino lo ha visto sospeso due anni dalle funzione di primo cittadino di Reggio e della città Metropolitana, ovviamente svolgendo il ruolo di sindaco ombra da casa e affidando le due decisioni alle Ambre centriste, Paolo Brunetti e Carmelo Versace. Una giustizia cieca come la fortuna e con la bilancia irregolare ha travolto Reggio Calabria negandole un percorso normale.
L’happening di sabato scorso a Piazza Duomo con il pretesto della presentazione di un libro di Scopelliti uscito tre anni fa, è stata la dimostrazione revanscista di una parte di popolo reggino che non ha mai creduto alla responsabilità del suo leader di destra. Assolto da altri 4 processi, mediaticamente indicato colluso con clan reggini ma senza neanche un rinvio a giudizio, condannato a 300.000 mila euro di risarcimento dalla Corte dei Conti per il caso Italcitrus che gli è valso l’ipoteca della casa di famiglia.
Vite parallele quelle di Peppe e Giuseppe per l’azzoppamento giudiziario anche se per ragioni e questioni differenti, che a volte hanno delle similitudini.
Dell’adunata di Piazza Duomo faccio mie alcune considerazioni dell’editore, giornalista militante e già assessore di Falcomatà nella prima consiliatura, Franco Arcidiaco, che non difetta di ampie conoscenze della città.
Arcidiaco sostiene che Scopelliti non avrebbe dovuto scontare carcere, sposando alcune letture sulla stortura di lotta politica per via giudiziaria. Ma ha giustamente denotato che nell’adunata non si è parlato del caso Fallara e della mai chiarita vicenda del rinvenimento dell’esplosivo nel Palazzo comunale con un ruolo anche questo ancora mai chiarito dello 007 Mancini e che di fatto consentì al sindaco dell’epoca di uscire da un cul de sac che stava assumendo vaste proporzioni.
Sul caso Fallara la certezza che abbiamo è che Scopelliti non controllò quello che avveniva. Egli ritiene di essere stato il conducator di un “modello Reggio”, in verità concetto che suscita dubbi considerato lo stato dell’arte.
Di quel periodo vanno salvate le stagioni di “Sensi contemporanei” a Villa De Zerbi con il ruolo importante di Alberto Versace, gran commis di origine reggine che ne diede guida e indirizzo dal ministero dove operava (voto “dieci” ad un calabrese troppo poco celebrato) e l’avvio del Waterfront firmato dall’archistar Zaha Adid che ha avuto conclusione positiva grazie al debito fuori bilancio onorato da Giuseppe Falcomatà per pagare il prestigioso incarico. I due sindaci azzoppati per alterne vicende hanno dato insieme una prestigiosa opera alla città.
Sulla vicenda di Giuseppe Falcomatà la considerazione è più semplice. La legge Severino e il reato di abuso d’ufficio sono obbrobri giuridici che espropriano le scelte del voto popolare nate su fattori emozionali delle forze politiche imbambolate dal successo populista dei 5 stelle. Falcomatà, il suo bagno di folla, lo ha cercato all’assemblea nazionale dell’Anci a Genova ricevendo l’applauso dei sindaci italiani che si sono riconosciuti nella vicenda che punisce chi opera e decide.
Scopelliti ha affermato che ha troppo pagato con gli impegni in prima persona. Darà sostegno a distanza. A chi? A quel Maurizio Mauro, imprenditore anch’egli sul palco di piazza Duomo e che ha affiancato la storia della sua famiglia a quella dell’amico Scopelliti anche per vicissitudini giudiziarie risolte positivamente, tessendo dell’ex delfino di Fini un elogio senza alcuna bocciatura.
Il nipote di Domenico Mauro, animatore di uno dei Comitati della Rivolta del 1970, ha le credenziali per incarnare il ruolo guida della neodestra reggina. Se reale l’aspirazione dovrà superare i desiderata di Ciccio Cannizzaro e della parente vicepresidente Regionale Giuseppina Princi che da tempo hanno lanciato un’Opa sulla città, e dell’imprenditore Eduardo Lamberti Castronuovo che ha già annunciato la sua scesa in campo con sei liste e la televisione di riferimento che ne fa una sorta di Berlusconi locale.
Per il sindaco ritrovato Falcomatà l’ottovolante non è ancora finito considerato che a breve lo attende un altro processo per omissione d’atti d’ufficio sempre legato alla stessa vicenda dell’hotel Miramare. Aspettando la sentenza, Falcomatà deve risalire la china di una città che ha perso il calcio che conta e con quartieri con penuria d’acqua e una forte caduta d’immagine. Avendo svolto il secondo mandato, anche se decurtato da giustizialismo, si prospettano altri scenari. Radio fante in casa del depresso Pd calabrese annuncia che il giovane Falcomatà è per età, schiatta e capacità il miglior candidato possibile a candidarsi per il dopo Occhiuto alla Regione. Si vedrà. Il nostro augurio è che Reggio Calabria recuperi il ruolo che le spetta e le sue funzioni guida. Una città indispensabile a tutta la Regione. Senza Reggio in progresso non può esserci una Calabria protagonista.
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La Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Catanzaro tra le prime 10 d’Italia nel rapporto Agenas. Inoltre, le rapidità d’accesso sui pazienti dei malati colpiti d’infarto agli interventi di angioplastica segnano un brillante terzo posto. Fa piacere anche apprendere che Luigi Bonavina, originario di Tropea, responsabile dell’Unità di Chirurgia Generale Universitaria e Centro Esofago presso il Policlinico San Donato di Milano, riceva un riconoscimento a Boston che si assegna ai migliori chirurghi mondiali.
Abbiamo anche buona sanità in Calabria. Chi può si attivi per avvalersi nei nostri luminari nel mondo da impiegare nelle nostre università di Medicina.
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Lunedì prossimo a Cosenza a Piazza Santa Teresa va in scena l’ottava edizione del Premio di poesia Umile Francesco Peluso, intitolato al senatore comunista e al grande uomo di cultura. Vi basti sapere che fu colui che assegnò un premio alle poesie friulane di Pier Paolo Pasolini quando il poeta di Casarsa era ancora sconosciuto. Un calabrese da ricordare. (redazione@corrierecal.it)
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