COSENZA Un maxi processo, due diversi percorsi giudiziari scelti dagli imputati. Sono trascorsi un anno e 4 mesi dal primo settembre 2022, quando scattò l’operazione “Reset“. La Dda di Catanzaro coordinò l’inchiesta contro la ‘ndrangheta confederata di Cosenza. Il blitz concluso dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, dal personale della Squadre Mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, dal Servizio centrale Operativo di Roma, dai Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, del Nucleo di Polizia Valutaria di Reggio Calabria, con il Gico del Comando Provinciale di Catanzaro e lo Scico di Roma, coinvolse 202 indagati. Tutti, a vario titolo, accusati di associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Una azione quella decisa dalla Distrettuale che assestato un durissimo colpo ai clan cosentini consentendo di disvelare attività e business illeciti dei diversi gruppi che farebbero parte di una unica grande entità criminale: la “Confederazione“.
A distanza di poco più di un anno, si è giunti al primo step che riguarda il processo con rito abbreviato celebrato dinanzi alla giudice Fabiana Giacchetti e ospitato in aula bunker a Catanzaro. I pm della Dda Vincenzo Capomolla, Vito Valerio e Corrado Cubellotti al termine della requisitoria, hanno invocato la richiesta di pena per gli imputati (QUI TUTTE LE RICHIESTE).
Venti anni (il massimo della pena) sono stati chiesti per Marco Abbruzzese, Luigi Abbruzzese e Nicola Abbruzzese, Salvatore Ariello, Francesco Patitucci, Michele Di Puppo, Umberto di Puppo, Adolfo D’Ambrosio, Mario Piromallo detto “Renato”, Marco D’Alessandro, Carlo Drago, Carlo Lamanna, Ettore Lanzino, Gianluca Maestri, Antonio Marotta, Erminio Pezzi, Franco Presta, Gennaro Presta, Roberto Porcaro, Maurizio Rango, Ettore Sottile, Attilio Superbo.
Nel 2023, due imputati hanno scelto di saltare il fosso salvo poi compiere improvvisi e inaspettati dietrofront. Si tratta di Roberto Porcaro, ex reggente degli “Italiani” e di Danilo Turboli suo fedelissimo e «luogotenente». Entrambi prima hanno riempito verbali di narrazioni e dettagli su ruoli e modus operandi della presunta Confederazione di ‘ndrangheta cosentina, poi hanno ritrattato tutto. Porcaro ha recentemente inviato una missiva, proprio nel corso di una delle udienze a Catanzaro, annunciando i motivi che lo hanno spinto a ritrattare e dichiarando di non essere un malandrino. «Io certamente nella mia gioventù sono stato un po’ esuberante, ma non sono la persona che descrive la procura». (QUI LA LETTERA DI PORCARO).
Tuttavia, a distanza di pochi giorni, i carabinieri di Cosenza hanno effettuato alcuni controlli nell’abitazione dell’ex cognato del presunto boss rivenendo un trolley pieno di denaro: quasi 400mila euro in banconote di diverso taglio posto sotto sequestro. Il “custode” del bottino è stato denunciato a piede libero con l’accusa di riciclaggio e sul fatto vuole vederci chiaro la procura di Cosenza, guidata da Mario Spagnuolo.
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Prima di Porcaro, altri due indagati nell’inchiesta “Reset” avevano deciso di saltare il fosso: il primo è stato Danilo Turboli, seguito da Ivan Barone, vicinissimo e uomo di fiducia degli “Zingari”. Turboli però dopo le prime confessioni ha annunciato, in aula, il clamoroso dietrofront (qui la notizia). Nelle scorse settimane, ha annunciato il suo addio alla galassia criminale bruzia e avviato il percorso di collaborazione con la giustizia Francesco Greco, altro uomo ritenuto vicino a Roberto Porcaro.
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Non solo l’azione dei malandrini, nella maxi inchiesta della Dda di Catanzaro sono finiti pezzi importanti della politica rendese e cosentina. In primis, l’ex sindaco di Rende ed ex presidente di Anci Calabria, Marcello Manna. E poi l’assessore alla manutenzione e decoro urbano di Cosenza, Francesco De Cicco e l’ex assessore ai lavori pubblici di Rende, Pino Munno.
Chiusa la fase della requisitoria, la parola passerà – a partire dal 15 gennaio 2024 – agli avvocati del Collegio difensivo. Che fino al prossimo mese di luglio saranno chiamati a smontare il castello accusatorio della Distrettuale. In estate, senza intoppi lungo il percorso, si dovrebbe giungere a sentenza.
Tutta un’altra storia ed evidentemente altri tempi per il processo ordinario celebrato dinanzi al Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale, e ospitato nell’aula bunker di Lamezia Terme. Il procedimento ha seriamente rischiato di non celebrarsi. La presidente del Collegio giudicante, Carmen Ciarcia, si è pronunciata sulla eccezione di nullità sull’assenza degli avvisi previsti negli articoli 420 bis e seguenti, modificati con la Legge Cartabia e ritenuti necessari. Le difese hanno sollevato la questione sulla nullità dell’udienza preliminare e dei successivi rinvii a giudizio, ma il tribunale ha inteso respingere la richiesta, dando il via alla fase dibattimentale. Dopo le prime udienze, con l’escussione di alcuni operatori di polizia giudiziaria, il processo si è fermato a novembre e riprenderà a Gennaio con due udienze settimanale calendarizzate.
Ernesto Campanile, Broccolo Giuseppe, Del Popolo Sergio, De Rose Antonio, Abbruzzese Fiore, D’Ambrosio Massimo, Florio Remo, Giuseppe Presta, Antonio Presta, Abbruzzese Giovanni, Bevilacqua Cosimo, Colasuonno Antonio, Perrone Giuseppe, Denny Romano, Casella Francesco, Garofalo Giovanni, Berlingeri Luigi, Morrone Alessandro, Stola Francesco, Vomero Sandro, Trinni Ivan, Caputo Carmine, Castiglione Michele, Abbruzzese Rosaria, Lucà Antonio (latitante), Bruni Pasquale (cl.79), Prete Remo, Carpino Andrea, Caruso Andrea Vincenzo, Arno Rosina, Artese Ariosto, Bartucci Giuseppe, Bruni Andrea, Reda Andrea, Ruffolo Cristian Francesco, D’Ambrosio Aldo Andrea, D’Ambrosio Cristian, D’Ambrosio Emma, Mellone Lauretta, Bevilacqua Nicola, Aloise Giovanni, Perri Mario, La Canna Sergio, Covelli Antonio, Antonucci Armando, Reda Francesco, Carelli Damiano, De Cicco Alessio, Abate Fabrizio, Drago Giovanni, Vozza Cristian, Marchiotti Francesco, Raimondo Sergio, Reda Paolo, Drago Patrizia, Conte Cesare, Bruni Pasquale, Lucanto Silvia, Fuoco Fabrizio, Midulla Giuseppe, De Rose Pasquale, Tassone Francesco, Salerno Domenico, Lo Polito Massimiliano, Marigliano Stefano Antonio, Scarlato Orlando, Munno Pino, De Vuono Armando, Gioia Fabrizio, Manzo Cosimo, Bevilacqua Antonio, Bruno Alfredo, Cello Andrea, Stella Alessandro, Chiodo Antonio, Falcone Angelo, Rossiello Massimiliano, Perri Sandro, Tiralongo Francesca, Maritato Roberta, Pignataro Ciro, Aloia Pierangelo, Aurello Rosario, Bartucci Danilo, Benvenuto Massimo, Braccioforte Aurelia, Briguori Agostino, Cariello Placido, Chianello Federico, Cirillo Giuseppe, De Mari Pietro, Ferraro Umile, Filice Eugenio, Fiorillo Anna, Garofalo Rosanna, Gervasi Mario, Giannelli Fabio, Greco Simone, Grosso Stefano, Maione Gianluca, Mazzei Andrea, Mollica Bruno, Mondera Giuseppe, Morabito Francesco, Morrone Filippo, Orlando Silvio, Palermo Massimo, Papara Francesco, Policastri Antonio Carmine, Prete Domenico, Recchia Paolo, Reda Ines, Rizzuti Marcello, Rugiano Rosa, Sannà Domenico, Sirangelo Mario, Toscano Vittorio, Volpentesta Massimo, Manna Marcello, Grandinetti Giovanni.(f.benincasa@corrierecal.it)
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