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Ardita: «Con riforma Cartabia e bavaglio ai giornalisti grave arretramento»

Così il procuratore aggiunto di Catania. «Rischiamo di tornare agli anni ‘80»

Pubblicato il: 07/01/2024 – 18:56
Ardita: «Con riforma Cartabia e bavaglio ai giornalisti grave arretramento»

ROMA Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania, non ha dubbi, l’Italia sta attraversando un arretramento «molto grave e per certi versi inaccettabile» rispetto alla lotta alle mafie. Il magistrato lo ha detto chiaramente nel corso di un evento dedicato al giornalista Pippo Fava ucciso da Cosa Nostra il 5 gennaio del 1984. «Vedo una condizione profondamente diversa rispetto a 40 anni fa – ha affermato Ardita -. Mentre la criminalità organizzata ha calibrato il proprio approccio rispetto ai propri interessi, dall’altra parte, dalla parte delle istituzioni, non vedo una risposta complessiva che ha memoria di quello che è accaduto». Il magistrato, come evidenziato dal fattoquotdiano.it, ha citato la riforma Cartabia sul processo penale, approvata dal governo di Mario Draghi: «Vedo un ritorno indietro molto grave e per certi versi inaccettabile. La riforma Cartabia fa arretrare in maniera incredibile qualunque modello di efficienza e di contrasto alla criminalità organizzata. Addirittura prevede un meccanismo per velocizzare i processi che li fa decadere se non si concludono in un certo lasso di tempo». Ardita ha anche criticato la legge bavaglio, recentemente approvato dalla Camera dalla maggioranza di centrodestra, da Azione e Italia viva, che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. «Siamo nella fase – ha detto – in cui scompaiono le notizie che riguardano i fatti processuali dai giornali. Tutto questo – ha aggiunto il pm antimafia – mi preoccupa perché i fenomeni mafiosi sono fenomeni che riguardano la società nei quali i ricorsi storici sono la regola. Quindi noi rischiamo di tornare agli anni ’80 sul piano della forza militare di Cosa nostra e dall’altra parte trovarci non impreparati ma di più, depotenziati, scomparsi, senza notizie, senza conoscenza dei fatti della criminalità».

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