ROMA Arianna Meloni scende in campo e dà la sua versione dei fatti sulle polemiche che la vedono coinvolta in queste ore. «Sanno che non faccio porcate», dice conversando con diversi quotidiani, tra cui Repubblica, Corriere, Stampa e Messaggero. «Sono scossa per il metodo ma non ho mai influenzato né cercato di influenzare decisioni sulle nomine .C’è un metodo che mi lascia comunque incredula ma sono tranquillissima e so di non aver fatto nulla di male», dice chiarendo di non aver mai preso parte a riunioni su questi temi. La responsabile della segreteria politica di Fdi aggiunge che in ogni caso non c’è nessuno «scontro» con le toghe, e che non accetta di essere «dipinta» come «non è».
È l’ultimo capitolo – per adesso – della vicenda iniziata domenica con un titolo del Giornale di Sallusti («Vogliono indagare Arianna Meloni»).
«Vogliono delegittimarci adombrando presunti complotti». Si riaccendono nel pieno della pausa estiva le tensioni tra le toghe e il governo ma stavolta lo scontro è frontale tra l’Associazione nazionale dei magistrati e Giorgia Meloni. Con l’agenda politica ferma ad agosto, è il “caso Arianna Meloni” a infiammare il confronto, riacceso dalla reazione dell’Anm che replica ai timori manifestati dal presidente del Consiglio, la quale ha commentato preoccupata l’allarme del direttore del Giornale e l’ipotesi di un asse fatto da quotidiani ostili, sinistra e pm militanti contro sua sorella.
«Quello in corso è l’ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti. Un esercizio pericoloso che indebolisce le istituzioni repubblicane e danneggia l’intero Paese», sostiene il sindacato alludendo all’allarme lanciato dal quotidiano di Alessandro Sallusti, secondo il quale la leader della segreteria politica di Fratelli d’Italia, Arianna Meloni, potrebbe essere presto indagata per traffico di influenze sulle ultime nomine del governo in un’inchiesta che minerebbe la tenuta del governo.
Un’eventualità, per ora senza alcun riscontro, che il presidente del Consiglio reputa «molto verosimile», definendo «gravissima se fosse vero» e paragonandola a «uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi». Riflessioni dure giunte dalla masseria pugliese di Ceglie Messapica, dove la premier, in vacanza proprio assieme alla sorella, ha puntato il dito contro «un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica». I vertici dell’Anm, dopo oltre ventiquattro ore di silenzio, le definiscono però «dichiarazioni senza alcun riferimento a fatti concreti. Tesi fondate sul nulla».
Sulla questione interviene nuovamente Matteo Renzi. Nel suo “Sos” il Giornale – paventando il “metodo Palamara” – ha citato le interrogazioni chieste dalle parlamentari di Italia viva, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi, per vederci chiaro su un eventuale coinvolgimento della Sorella d’Italia su nomine Rai e di Ferrovie dello Stato. «La mia critica al governo è politica – replica il leader di Iv – abbiamo un Paese in mano alla parentocrazia tra premier, sorelle e cognati. Questa concentrazione di parenti esiste solo in Italia e in Corea del Nord. Ma questo non c’entra nulla con l’eventuale avviso di garanzia a Arianna».
Ma dietro le fila degli scudi, oltre a FdI, ci sono ora anche alcuni esponenti dell’Esecutivo. La ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, commenta uno scenario «inimmaginabile, sconcertante e inquietante», comunicando la sua «solidarietà ad Arianna e Giorgia Meloni, per il loro continuo cammino a ostacoli». La titolare del dicastero al Turismo, Daniela Santanchè, usa parole più affilate: «A sinistra sul caso Arianna ora fanno tutti le verginelle. Compreso Renzi che, pur di essere ammesso nell’esclusivo campo largo, rinnega quanto vissuto sulla propria pelle. Altro che fantasmi. Qui l’unico fantasma è quello della giustizia».
E non si fermano i commenti di dirigenti ed esponenti di Fratelli d’Italia. Il vicecapogruppo del partito alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ricorda di aver sopportato «un ventennio tremendo ai tempi di Berlusconi, con una situazione che ha indebolito l’Italia». E invoca i provvedimenti annunciati sulla riforma della Giustizia: «Nessuno di noi vuole assolutamente mettere in dubbio l’autonomia della magistratura ma è altrettanto indispensabile che Nordio continui il suo lavoro e che la Costituzione venga rispettata e applicata».
L’opposizione, in particolare il portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, liquida il caso come un «teorema falso», aggiungendo che «questo attacco preventivo manda un messaggio chiaro: noi di Fratelli d’Italia e famiglia Meloni siamo al di sopra di ogni sospetto. Così si avvia una campagna di delegittimazione della magistratura e delle opposizioni: roba da massoneria».
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