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Stop del Consiglio di Stato al liceo Made in Italy. «Servono chiarimenti»

Le perplessità di Palazzo Spada che chiede nuove documentazioni e verifiche. Valditara: «L’iter riprende»

Pubblicato il: 12/09/2024 – 18:26
Stop del Consiglio di Stato al liceo Made in Italy. «Servono chiarimenti»

MILANO Il Consiglio di Stato ha sospeso il parere sul regolamento che definisce il quadro orario degli insegnamenti e dei risultati di apprendimento del nuovo percorso liceale del Made in Italy. La decisione è stata presa nell’adunanza del 27 agosto scorso, dopo l’esame della relazione inviata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito il 31 luglio. Nel provvedimento firmato dall’estensore Sandro Menichelli, dal presidente Paolo Troiano e dalla segretaria Alessandra Colucci, i giudici di Palazzo Spada osservano in primo luogo che «il Ministero non ha prodotto il preventivo parere della Conferenza unificata», la cui mancanza «assume un rilievo essenziale» in quanto «rende impossibile a questa Sezione esprimere il proprio parere sulla base di una piena conoscenza del complesso degli elementi valutativi relativi al proposto intervento normativo». Alcune perplessità emergono in ordine al comma 1, i giudici suggeriscono di invertire le parole «approfondire e sviluppare» in quanto «le conoscenze e le abilità» costituiscono dapprima oggetto di un’attività di sviluppo e solo successivamente di approfondimento. Altre difficoltà, scrivono i giudici, attengono all’espressione «assicura il supporto al potenziamento e all’ampliamento dell’offerta formativa» in quanto non si comprende la misura in cui le parole «potenziamento» e «ampliamento» godano di significativi tratti differenziativi. Infine, secondo il Regolamento analizzato dal Consiglio di Stato, dal terzo anno di corso è previsto l’insegnamento, nella lingua straniera 1, dei contenuti di un’altra disciplina (Clil) caratterizzante il percorso liceale, «per almeno un terzo del monte ore annuale della disciplina individuata». Su questo punto, i magistrati evidenziano «l’opportunità di chiarire se questa oggettiva esigenza formativa che dovrà essere realizzata a favore del corpo docente non sia tale da tradursi in un’eventuale vulnus della prospettata neutralità finanziaria».

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