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L’incognita sanitaria del 2025: nuove pandemie in arrivo?

Il 2024 appena concluso si è rivelato un anno all’insegna delle emergenze

Pubblicato il: 17/01/2025 – 14:18
L’incognita sanitaria del 2025: nuove pandemie in arrivo?

Il 2024 si è chiuso con un bilancio di allerta sanitaria che non lascia dormire sonni tranquilli agli esperti di salute pubblica. Sebbene la comunità scientifica non faccia mai scommesse sul futuro, gli eventi degli ultimi mesi sembrano dipingere uno scenario preoccupante, con nuove malattie emergenti e una serie di epidemie che pongono interrogativi sul futuro prossimo della sanità. Dall’Mpox (precedentemente conosciuto come vaiolo delle scimmie), dichiarato emergenza sanitaria dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), agli arbovirus come la Dengue, Zika e West Nile, passando per la misteriosa malattia del Congo, l’anno appena trascorso ha mostrato quanto il mondo continua ad essere vulnerabile di fronte a patogeni di diversa natura e provenienza. La domanda che molti si pongono ora è inevitabile: potremmo trovarci di fronte a una nuova pandemia?

Un 2024 all’insegna delle emergenze

L’inizio del 2024 ha visto l’affermarsi di una serie di patologie emergenti che hanno sollevato segnali di allarme. Tra queste, l’Mpox ha richiamato l’attenzione internazionale, anche se i numeri degli infetti sono stati relativamente contenuti rispetto a quelle che furono le dimensioni della pandemia di Covid-19. Tuttavia, la sua rapida diffusione tra alcuni gruppi di popolazione ha spinto l’Oms a dichiararlo un’emergenza sanitaria internazionale. A questo si sono aggiunti gli arbovirus, malattie trasmesse da vettori come zanzare e zecche, che hanno visto un’escalation di casi in varie parti del mondo, mettendo sotto pressione i sistemi sanitari già fragili. Ma la minaccia più inquietante è arrivata dalla Repubblica Democratica del Congo, dove una misteriosa malattia ha provocato decine di decessi, soprattutto tra bambini malnutriti. Le autorità sanitarie sono ancora in fase di indagine, mentre l’Oms ha avvertito della necessità di monitorare la situazione con attenzione, dato che alcuni sospetti casi sono emersi anche in Europa, con particolare riferimento all’Italia.

L’eredità del Covid e le cicatrici del Long Covid

Se il 2024 è stato l’anno delle emergenze, il 2025 si apre con l’eredità pesante del Covid-19 ancora visibile. La pandemia ha lasciato “cicatrici” profonde sia a livello sanitario che sociale. Le stime più recenti parlano di almeno 65 milioni di persone affette da Long Covid nel mondo, con sintomi che spaziano dalla stanchezza cronica a difficoltà respiratorie e cognitive. Un numero che potrebbe continuare a crescere, aggravando la pressione sui sistemi sanitari globali. Ma oltre a questo, la questione delle possibili nuove pandemie rimane al centro del dibattito. Le 17 epidemie registrate nel 2024 in diverse aree del mondo, che spaziano da focolai di virus emergenti a malattie zoonotiche (quelle che si trasmettono dagli animali all’uomo), rappresentano un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Se questi eventi sono, da un lato, la prova dell’efficacia dei sistemi di monitoraggio e della rapida risposta delle autorità sanitarie, dall’altro sollevano il timore che la frequenza e la gravità delle epidemie.

Nuove varianti del virus: una minaccia

Tra i fattori che alimentano l’incertezza c’è la continua evoluzione dei patogeni. Ad esempio, il coronavirus H5N1, noto per causare l’influenza aviaria, ha visto un aumento delle infezioni negli animali, sollevando il timore che una sua mutazione possa portare un nuovo salto di specie e rendere il virus capace di infettare l’uomo in modo più diffuso. Lo stesso discorso vale per il SARS-CoV-2, che ha continuato ad evolversi con nuove varianti, come il ceppo Omicron.

La parola agli esperti

«Il virus dell’aviaria, o meglio i virus dell’aviaria, sono una realtà prodromica che incombe da anni – spiega il professor Giovanni Di Perri, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino al Fatto quotidiano -. Il fattore che fin qui ha salvato l’umanità da una catastrofe è rappresentato dal fatto che se è vero che dal pollame e altri volatili il virus può trasmettersi all’uomo quest’ultimo poi non lo trasmette quasi mai ad altri esseri umani. Dovesse mai uno dei virus influenzali aviari acquisire la proprietà di rendersi trasmissibile a livello interumano sarebbe effettivamente un disastro; la mortalità fin qui descritta nei pochi casi umani che l’hanno acquisita pare possa arrivare al 50%. E la situazione è tutt’altro che statica, visto che negli ultimi anni il virus H5N1 è riuscito ad infettare anche i bovini, ovvero ha acquisito una nuova proprietà del tutto recentemente». L’aviaria comunque – che molto allarme ha generato in Usa tra casi umani e la dichiarazione dello Stato di emergenza in California – viene costantemente monitorata: “Non c’è nessuna sottovalutazione da parte dei tecnici del potenziale dell’influenza aviaria, che è strettamente monitorata in Italia e negli altri Paesi attraverso le istituzioni competenti. Al momento – spiega Patrizio Pezzotti, direttore del Reparto di Epidemiologia, modelli matematici e biostatistica del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità- la situazione in Italia sembra essere molto diversa da quella in Usa, non ci sono segnalazioni di casi nei bovini e neppure di casi umani, ma comunque la rete di sorveglianza è attiva e pronta a rilevare eventuali segnali di allarme».

I 26 patogeni con potenziale pandemico

Pezzotti ricorda come esista una lista una lista di patogeni redatta dall’Oms tra quelli noti, che per le loro caratteristiche «hanno un potenziale pandemico e questi appartengono principalmente alla famiglia dei virus tra cui WHO (Osm, ndr) identifica 26 gruppi. Dal mio punto di vista quelli più pericolosi sono quelli con sintomi respiratori e con capacità infettiva in assenza di sintomatologia o anche con una sintomatologia lieve. La recente esperienza di SARS-CoV-2/COVID-19 ha messo in evidenza quanto la ‘trasmissione pre-sintomatica’ abbia giocato un ruolo fondamentale per sostenere la trasmissibilità».

Il cambiamento climatico

Il cambiamento climatico è ormai riconosciuto come una delle sfide più urgenti per il futuro del nostro pianeta, ma le sue implicazioni non riguardano solo le temperature globali e i fenomeni meteorologici estremi. Sempre di più, gli scienziati avvertono che le modifiche al clima stanno avendo effetti diretti e preoccupanti sulla salute umana, in particolare attraverso la proliferazione di malattie infettive. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e complesse, ma una cosa è chiara: il riscaldamento globale sta creando le condizioni ideali per la diffusione di agenti patogeni, mettendo a rischio la salute pubblica mondiale. Le evidenze scientifiche confermano che il cambiamento climatico sta alterando profondamente gli ecosistemi, contribuendo alla diffusione di malattie che un tempo erano circoscritte a determinate aree geografiche. Secondo gli esperti, la combinazione di aumento delle temperature, variazioni nelle precipitazioni e condizioni ambientali più favorevoli ha creato ambienti ideali per la proliferazione di vettori, come le zanzare, che sono responsabili della trasmissione di patologie come la Dengue, la malaria e il virus Zika.

Dopo il Covid, siamo pronti per una nuova pandemia?

Il mondo ha appena iniziato a riprendersi dagli effetti devastanti della pandemia di COVID-19, eppure un interrogativo persistente aleggia nell’aria: Siamo pronti per affrontare una nuova pandemia? Secondo il professor Giampietro Di Perri (sempre al Fatto quotidiano), uno degli esperti più autorevoli in materia di malattie infettive, uno degli errori più gravi durante i primi mesi della pandemia fu la carenza di dispositivi di protezione individuale, come le mascherine FFP2. «Un errore che oggi non si ripeterebbe è senz’altro quello della ridottissima disponibilità di mascherine filtranti all’inizio della pandemia da COVID-19», spiega Di Perri. Sebbene questo sia stato un fattore critico nelle prime fasi della crisi sanitaria, l’esperienza globale nel suo complesso ha visto una risposta sorprendentemente rapida: in pochi mesi sono stati sviluppati vaccini e farmaci efficaci, un risultato che ha sorpreso». «Il fatto che in così poco tempo si siano allestiti vaccini e farmaci efficaci ci fa credere che, di fronte a una nuova emergenza, potrebbero reagire con la stessa forza scientifica» continua Di Perri.

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