LOCRI Essere curati e poter guarire «con il mare intorno», poco distanti dai propri cari, senza dover per forza affrontare i cosiddetti “viaggi della speranza” in altre province calabresi, o addirittura altre regioni. E’ nato con questo intento il progetto del nuovo reparto di oncologia a Locri. Un sogno che si è trasformato in realtà grazie alla sinergia tra pubblico e privato: questa mattina a Locri il nuovo polo oncologico è stato inaugurato.
Il progetto nasce nell’aprile 2021 dalla proposta dell’Associazione modenese “Angela Serra” guidata dal dottore Massimo Federico, e si sviluppa su un’area di circa 1000 metri quadrati, su tre distinte aree: una ambulatoriale per le visite e i controlli ambulatoriali, una di Day Hospital per infusione farmaci e una di degenza. La nuova oncologia è collegata al cuore dell’ospedale di Locri tramite un corridoio interno ed è stata realizzata per essere di facile accesso, con parcheggio e area verde dedicati.
La proposta fin da subito ha trovato il supporto di altre associazioni, cittadini e istituzioni L’associazione modenese ha fatto a proprie spese prima un progetto di massima e poi la progettazione esecutiva. Dopo l’accordo raggiunto con l’Asp di Reggio Calabria per l’ottenimento del diritto di superficie, è stato ottenuto il finanziamento e infine l’avvio dei lavori. E nel corso dei mesi sono stati organizzati incontri per fare il punto dei risultati raggiunti. «Tempi record per un’opera nel pubblico», aveva spiegato il presidente Federico. Dai cittadini sono stati raccolti oltre 230mila euro e organizzati numerosi eventi in due anni a favore del progetto. La Regione si è impegnata a stanziare 500mila euro. Duecentomila euro sono stati stanziati dall’associazione Angela Serra, che nell’aprile 2023 ha contratto un mutuo di ulteriori 300mila euro.
Diversi i rappresentati istituzionali presenti, tra loro anche il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che a margine dell’evento ha ringraziato l’associazione Angela Serra e soprattutto le comunità di Locri, dei comuni vicini che hanno voluto fortemente questa struttura. «La Regione – ha detto – ha fatto il proprio dovere investendo 500mila euro e promuovendo la predisposizione di questi locali e di questi servizi attraverso l’Asp. Ha fatto il proprio dovere come cerca di farlo, ricostruendo dalle macerie in cui abbiamo trovato la sanità. A volte i cittadini lo dimenticano, ma ci sono state trasmissioni nel corso degli anni passati come le Iene o altre, che documentavano lo stato di degrado dei presidi sanitari. Abbiamo fatto molti investimenti in attrezzature e in strumentazioni sanitarie. Siamo a buon punto anche per spendere 40 milioni di euro per l’ospedale di Locri: forse a volte bisognerebbe ricordarsi di quello che era la sanità qualche anno fa. Ci sono ancora moltissime cose da fare perché la sanità è un disastro dappertutto in Italia e ancora di più in Calabria dove per tanti anni non è stato assunto un solo medico. All’ospedale di Locri sono andati in pensione negli ultimi tre anni 90 operatori: se avessimo fatto come in passato, quando non c’era il turnover e non veniva assunto nessuno, questo ospedale oggi – ha aggiunto Occhiuto – sarebbe stato chiuso e invece abbiamo assunto 200 persone, compresi i medici cubani, e altrettanto abbiamo fatto sull’assistenza territoriale».
«La sfida è quella di evitare che le persone di questa area siano costrette a emigrare anche solo per fare una chemioterapia, che si può fare benissimo vicino casa», ha spiegato il direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria Lucia di Furia. «Con l’arrivo del nuovo direttore e dei nuovi colleghi già un piccolo cambio di passo l’abbiamo fatto. Speriamo sempre – ha aggiunto Di Furia – che queste strutture non siano occupate, ma quando sono occupate devono essere accoglienti, ci deve essere un clima sereno da parte dei professionisti e ci deve essere la qualità assistenziale sulla quale stiamo investendo molto sia con le tecnologie sia con le parti infrastrutturali». E Di Furia ha posto l’accento anche sull’importanza di effettuare gli screening: «Abbiamo lanciato tre screening che non c’erano: quello del colon retto, della cervice e quello per la mammella. Quando c’è bisogno degli approfondimenti vengono accompagnati i pazienti fino all’oncologia per condividere un percorso da subito».
All’evento ha preso anche parte Nicola Gratteri, procuratore di Napoli e originario di Gerace, che ha definito il progetto «bellissimo»: «Una cosa vera che adesso iniziamo a toccare e a fruire, è importante perché è l’inizio della fine, speriamo, di una fine della migrazione di chi ha bisogno, soprattutto dei poveri e degli ultimi, che andavano e che vanno ancora a curare i tumori da Roma in su». E Gratteri ha tenuto a ringraziare il dottore Giuseppe Longo, primario oncologo a Modena: «E’ stato per decenni – ha raccontato – possiamo dire l’oncologo gratuito di gente disperata che andava a farsi visitare gratuitamente a casa sua e poi, ovviamente per cose gravissime se li portava a Modena». «Sono molto orgoglioso di avere finalmente una struttura così all’avanguardia, ogni calabrese dovrebbe essere orgoglioso di avere una struttura così nella Locride», ha detto il dottore Longo, che ha aggiunto: «Avere il conforto dei familiari e degli amici e curarsi con loro vicini in una struttura in cui si sente pienamente a suo agio, avendo tutto quello che gli serve a disposizione, rende un malato veramente in grado di poter affrontare un percorso così difficile. La malattia è la cosa più drammatica che può succedere a un essere umano, ma potersi curare vicino casa è qualcosa di straordinario». Tra i presenti anche il vescovo di Locri-Gerace monsignor Francesco Oliva, che ha benedetto l’inaugurazione del reparto.
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