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il voto di primavera

Amministrative Rende, il campo larghissimo cerca un nome. E il Comitato per il No si spacca

Domani ennesima riunione (con la rottura Iantorno-Principe). Mentre il Pd accelera e cerca di federare il centrosinistra. Rebus centrodestra

Pubblicato il: 04/02/2025 – 17:23
di Eugenio Furia
Amministrative Rende, il campo larghissimo cerca un nome. E il Comitato per il No si spacca

RENDE – Dovendo spiegare a un alieno planato su Rende cosa si muove in vista delle amministrative, da cosa si potrebbe partire?
– «C’è una domanda di riserva?».
La battuta nelle chat whatsapp racconta meglio di molte analisi cosa si muove oltre Campagnano: di certo, sullo sfondo si delinea una tendenza, in direzione “ostinata e contraria” rispetto al vento che sospinge la maggioranza al governo della Regione, con un centrodestra (per ora) in affanno in due dei Comuni calabresi più popolosi e strategici tra quelli chiamati alle urne nel 2025 (il secondo è Lamezia Terme).

I quattro “-ismi” di oltre Campagnano

Tafazzismo – come da tradizione – nel centrosinistra, ma anche prove di campo larghissimo. Attendismo nel centrodestra. E poi civismo, immancabile nelle consultazioni locali. Ma anche astensionismo, per rendere la rima ancora più completa. Sono i quattro elementi che per ora agitano Rende in vista delle elezioni di primavera, quando i commissari, il cui mandato è stato rinnovato a fine settembre per ulteriori sei mesi, avranno finito il loro lavoro e lasceranno spazio all’agone politico. Che a Rende, si sa, è un mondo spesso insondabile, con dinamiche forse più imperscrutabili persino rispetto a Cosenza.
Una volta passata la sbornia comunicativa legata al referendum sulla città unica, dopo i comunicati alla spicciolata e le mezze voci degli ultimi giorni oggi ci ha pensato il Pd a indirizzare il timing del dibattito pre-elettorale: anzitutto “delegittimando” il Comitato per il No e insieme rafforzando un eventuale cartello unico del centrosinistra che inglobi «Sinistra Italiana, Verdi, Movimento 5 Stelle» (il pensiero stupendo è Laura Ferrara sindaca, per ora felicemente basata a Bruxelles, mentre il coordinatore provinciale Giuseppe Giorno tiene le interlocuzioni) «e Partito socialista» (quest’ultima menzione nella città dei Principe non è cosa da poco).
In ogni caso – filtra tra chi si occupa di politica – «ancora non ci sono contatti ufficiali dei partiti del fronte progressista».
Il Pd comunque ha parlato solo ieri con AVS e oggi con M5S: l’impressione è che, essendo abituato a “dare la carte”, sia in ritardo e non abbia molti interlocutori soprattutto tra i tanti movimenti che a Rende fanno politica da anni: resta da vedere se i democratici cosentini riusciranno a (non) fare una lista come accaduto a Corigliano Rossano.

Quello che il Pd non dice

Quanto è minato il campo largo? Si sa che gli intenti (e le annesse dichiarazioni) assumono alla vigilia del voto pesi e credibilità le più labili, ma intanto c’è da registrare che nel Pd c’è ancora da sanare l’anomalia Annamaria Artese, ex segretaria del circolo dem rendese e, per più d’uno, tra le papabili candidate sindaco: di recente al tavolo con Marcello Manna per gli auguri di Natale, Artese è ancora in cerca di risposte proprio dalla federazione cosentina sul suo ruolo nel partito, che per ora risponde definendosi genericamente «una forza in fase di ricostruzione, e siamo entusiasti delle nuove adesioni che si sono registrate nel 2024».
Essendoci però, come noto, “due Pd” (lo si è visto da ultimo nel referendum sulla fusione ma anche alle ultime amministrative rendesi il partito si è mosso non certo all’unisono) bisognerà vedere come una parte di optimates si muoverà nella coalizione che includerà il Laboratorio civico, i “delusi” di Forza Italia e Lega e gli altri cespugli. E qui veniamo al cosiddetto “civismo”.

Il civismo

Il civismo si riorganizza, forte com’è dell’82% della vittoria dei No alla città unica, ma non si muove compatto, accogliendo al suo interno diverse anime: anzitutto AttivaRende con un interessante protagonismo di Marina Simonetti, in tandem con il think tank principiano Federazione riformista. Al Corriere della Calabria, a settembre Sandro Principe aveva detto «ho dei doveri per la mia città e il suo rilancio» ma era davvero un’era politica fa: non si era ancora sicuri del referendum sulla fusione, del rinnovo dei commissari e degli esiti giudiziari connessi allo scioglimento. Negli stessi giorni, proprio da Rende il segretario regionale del Pd Nicola Irto aveva “candidato” l’ex sindaco socialista, oggi è quasi certo che il Pd seguirà un’altra strada.
Con Principe papabile candidato sindaco potrebbe schierarsi l’IdM di Orlandino Greco, anche in nome delle comuni, e vittoriose, battaglie per il No alla città unica.
E Asprom? Rimanendo nell’alveo dei principiani, bisogna specificare che si tratta di un soggetto di pratica politica “alta” e per questo senza alcuna finalità elettoralistica, eppure nella disputa di oltre Campagnano l’area che a Rende fa riferimento a Mimmo Talarico (direttore dell’Associazione Promozione dello sviluppo economico, sociale e culturale del Mezzogiorno d’Italia) potrebbe fare tesoro del seguito di Pasquale Tridico, che alle ultime Europee ha rastrellato consensi tanto tra i grillini quanto tra i delusi del centrosinistra, laddove si raccolgono molte sacche di astensionismo decisive in una consultazione locale.

Iantorno e Pastore

Ma alla voce civismo bisogna depennare, forse aggiornandone le finalità, anche il Comitato per il No: l’ex assessore (giunta Manna) Pierpaolo Iantorno in prima linea con RendeSì nella campagna referendaria aveva fatto asse con Sandro Principe, ora guida la cordata “scissionista” con campioni di preferenze come Amerigo Castiglione. Domani è in programma l’ennesima riunione del Comitato e ci dovrebbe essere una prima “scrematura”, eufemismo per dire spaccatura.
E il centrodestra? Nei giorni del congresso cittadino di Fratelli d’Italia che l’ha eletta coordinatrice, Loredana Pastore, volto della seconda metà del decennio di Mario Occhiuto sindaco a Cosenza, avrebbe avuto buon gioco a mettere sul tavolo la propria disponibilità a candidarsi alla poltrona di prima cittadina, orizzonte suggestivo che riporterebbe la fascia tricolore a una donna a quarant’anni dall’esperienza della socialista Antonietta Feola Adamo; ma – restando alla fantapolitica tipica di questa fase – su di lei incomberebbe il rischio pronuncia della Corte dei conti sul dissesto di Palazzo dei Bruzi. Pare sia il cruccio che tormenta una eventuale ipotesi Artese, anch’essa gravata dagli strascichi giudiziari della gestione Manna. Tutto questo per dire che per spiegare il voto a Rende (10 lettere) ne servono più di 6mila, come quelle che avete appena finito di leggere. (e.furia@corrierecal.it)

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