ROMA In Italia l’accesso alle cure palliative e l’assistenza alle persone affette da malattie croniche e inguaribili, pur con un trend in crescita, è ancora ben al di sotto dei livelli di sufficienza, attestandosi al 33%. Ma con forti ed evidenti disparità territoriali che vedono in testa le regioni del Nord e in coda quelle del Sud. A dirlo, in vista della giornata del Sollievo che si celebra il 25 maggio, è la Società italiana di Cure Palliative (Sicp) e la Federazione Cure Palliative (Ficp) da cui arriva l’allarme: “nonostante i molti passi in avanti e un trend di prese in carico in aumento, il diritto al sollievo non è ancora garantito”. I dati, emersi da una rilevazione promossa da Agenas su mandato del ministero, evidenziano un’applicazione a macchia di leopardo della Legge 38 del 2010 sul diritto alla terapia del dolore e alle cure palliative. Il Trentino-Alto Adige, infatti, guida la classifica con una copertura superiore al 70%, seguito da Veneto (55%), Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna (oltre il 40%). Lazio e Umbria si attestano rispettivamente al 39% e al 36%, mentre la Puglia raggiunge il 33% e il Friuli Venezia Giulia il 31%. La situazione peggiora drasticamente nel Mezzogiorno: la Sicilia si ferma al 23%, la Campania all’8,5%, la Calabria al 6,4% e la Sardegna non arriva nemmeno al 5%. “Siamo in uno scenario in continua evoluzione – spiega Gianpaolo Fortini, presidente Sicp – abbiamo ottenuto molti risultati, ma la strada è ancora lunga. Basti pensare agli effetti positivi della Legge 106/2021che ha vincolato le Regioni che ancora non lo avevano fatto, a garantire l’erogazione delle cure palliative domiciliari e residenziali attraverso l’attuazione delle Reti di Cure Palliative”. “Il divario territoriale è una delle principali sfide e criticità – afferma Tania Piccione, presidente Fcp -. Questa disparità compromette l’equità del sistema sanitario nazionale”.
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