Da fiore all’occhiello alla chiusura: sul Sistema bibliotecario vibonese «è calato un silenzio tombale»
Beatrice, una delle volontarie, a un anno esatto dalla chiusura: «Non riuscivamo più ad andare avanti». Tra umidità e muffa a rischio il patrimonio da 90 mila libri

VIBO VALENTIA L’immagine che ci si ritrova davanti è eloquente: la catena, posta esattamente un anno fa al cancello d’entrata, è ancora là, sigillata e arrugginita. Era il 2 settembre quando Katia Rosi, Beatrice Mirabello, Domenica Grande e Maria Luisa Mazzitelli, le tre volontarie e l’unica dipendente dell’ente, annunciavano la chiusura del Sistema bibliotecario vibonese. La biblioteca pubblica più grande della Calabria si ritrovava nella morsa dei debiti, calcolati in circa 700 mila euro, e con la scure di un’inchiesta giudiziaria. Per due anni portata avanti grazie all’impegno “gratuito” di volontarie e dipendente, protagoniste di una «resistenza culturale», il Sbv era ormai destinato a una lenta agonia verso una chiusura segnata dall’inerzia politica e dal classico “scaricabarile”. Da allora solo discussioni e qualche soluzione avanzata, ma un anno dopo il cancello di Palazzo Santa Chiara resta ancora chiuso con il rischio di perdere anche il patrimonio culturale al suo interno.
Una chiusura «traumatica»
Una chiusura «traumatica» la definisce Beatrice Mirabello, una delle tre volontarie che per due anni ha lavorato gratuitamente per mantenere viva la biblioteca vibonese. «Sapevamo cosa significasse chiudere, però non riuscivamo più ad andare avanti» racconta al Corriere della Calabria. Un segnale forte, un allarme lanciato alle istituzioni e alla comunità: il rischio di perdere definitivamente un presidio culturale così importante. «Ci eravamo rese conto del silenzio delle Istituzioni, ma c’era un po’ quella speranza che qualcosa sarebbe cambiato. Ad oggi non c’è stato nessun cambiamento, ma in quel momento era l’unica cosa da fare: non avevamo più soldi per pagare le bollette, avevano staccato internet, andavamo avanti con i giga dei nostri telefoni. Presto ci avrebbero staccato la luce e non avevamo neanche l’impianto di riscaldamento».
Le proposte in questi mesi ma nulla di concreto
In 12 mesi però pochi gli interventi delle istituzioni e una situazione che sembra, al momento, essersi immobilizzata. «Qualche colloquio c’è stato, ma il risultato è che il Sistema Bibliotecario è ancora chiuso e per me questo è desolante». Enzo Romeo, sindaco del capoluogo, si è assunto l’incarico di presidente ribadendo più volte la volontà di “salvare” il Sistema. «Noi lo abbiamo accolto con somma felicità perché mai un sindaco di Vibo lo aveva fatto per via di vari dissidi, quindi era un segnale meraviglioso». Da allora però i colloqui sono stati pochi: «Uno lo abbiamo chiesto noi, ci sono state fatte vaghe allusioni a possibili riaperture, ma alla fine non si è concretizzato nulla. Noi alla fine siamo semplici volontarie, è compito della politica agire». Una “soluzione” era stata trovata qualche mese fa, anche con l’impegno dell’assessore alla cultura di Vibo Stefano Soriano e dello stesso sindaco che nel comunicato se ne era intestato i meriti: “affidare” il Sistema bibliotecario vibonese a quello lametino che ne avrebbe gestito i fondi in arrivo. «Una specie di “gestione controllata”, sulla carta era spiegato tutto bene. Avrebbero contribuito alle bollette, mentre noi siamo state contattate per far partire qualche progetto. Poi non se n’è fatto più nulla, da qualche parte si è bloccato. Non so quale sia il problema». Sul Sistema pesa anche la vicenda giudiziaria nei confronti dell’ex direttore Gilberto Floriani e di altri dipendenti, accusati di indebita destinazione di denaro. A luglio, però, è arrivata una prima sentenza con il quadro accusatorio crollato e tutti gli imputati prosciolti. «Ma i nostri telefoni non hanno ripreso a squillare..» constata amaramente Beatrice.
Un patrimonio a rischio
A suonare come un ulteriore paradosso è la chiusura di Palazzo Santa Chiara, sede del Sistema bibliotecario e di un ricco patrimonio di libri da circa 90 mila volumi. Quando il Sbv era ancora aperto, dal Comune di Vibo – con la precedente amministrazione – era maturata una certa “fretta” nell’ottenere i soldi dell’affitto da parte del Sistema, che rischiava addirittura di essere “sfrattato”. Oggi il Palazzo Santa Chiara è chiuso e inutilizzato. All’interno gli oltre 90 mila libri che, spiega Beatrice, rischiano anche di rovinarsi a causa del clima molto umido e di un palazzo storico che, in vari punti, presentava già infiltrazioni o principi di muffa. «Abbiamo chiesto al Comune di poter aprire almeno un’ora al mese, però siamo state ignorate. Io spero che qualcuno lo stia facendo, ma l’edificio lo vedo sempre chiuso. Mi dispiace perché credo che quel patrimonio sia abbandonato».
Il sostegno della comunità
Se dalle Istituzioni è calato un silenzio «tombale», le tante persone che frequentavano la biblioteca chiedono e sperano ancora possa riaprire. «Molti mi fermano per strada e mi chiedono com’è possibile che sia accaduto e ci invitano a tornare». Le iniziative, prima che chiudesse, erano molte da “Nati per leggere”, ai progetti e i tour guidati per le scuole, il Teatro per i bambini o eventi speciali come quello per la Festa del Papà. «Se ci penso mi vengono i brividi. È una mancanza enorme per Vibo e per la regione, perché parliamo di un sistema che è stato polo regionale per vent’anni e guidava tutte le biblioteche. Si dice che Vibo sia una città morta, ma io credo solo che non sia vissuta abbastanza».
L’appello in vista delle regionali
Però, come detto, è la politica che deve agire. «Io non chiedo di farmi entrare o lavorare di nuovo, chiedo solo di riaprirlo. Perché è una perdita immensa» afferma Beatrice. Alla domanda se vuole lanciare un appello ai politici in vista delle imminenti elezioni regionali risponde: «Sappiamo che non è ente regionale, ma esisteva una legge della Regione che è stata demonetizzata nel 2006. Da allora i sistemi se la sono dovuta cavare con pochi fondi, nonostante siano presidi culturali che fanno tanto per la società. Il Sistema bibliotecario vibonese era un fiore all’occhiello, lo è stato per vent’anni ed è parte della recente storia culturale calabrese. Le biblioteche non sono posti polverosi o vecchi come magari qualcuno crede, ma posti molto vivi dove il dibattito è ancora acceso ed esiste. Spegnerlo sarebbe la morte della democrazia».
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