Unical, inizia l’era Greco: «Eredità pesante, il nostro ponte è diretto verso il futuro»
L’uscente Leone si riserva sulla sua battaglia più importante (il Policlinico) l’ultimo annuncio: «Entro due settimane l’assegnazione della progettazione, in corsa cordate enormi»

RENDE «Gianluigi è un runner e andrà alla velocità della luce!». La foto – creata manco a dirlo dall’IA – rappresenta il passaggio di testimone tra il rettore uscente Leone e quello eletto Greco.
È gremita l’Aula Magna intitolata a quel Beniamino Andreatta che fu primo rettore dell’Unical, l’unico più giovane di Gianluigi Greco (44 anni contro 48) tra quelli succedutisi in questo oltre mezzo secolo ad Arcavacata. «È stato un percorso faticoso e impegnativo, iniziato a marzo. Trovare un’aula così gremita un venerdì sera e per di più alla vigilia di un ponte festivo mi conferma il vostro affetto e lo spirito di comunità», dirà Greco aprendo il suo intervento di mezz’ora, dopo lo scambio del mantello, della medaglia e il lunghissimo applauso con il pubblico in piedi.

I tre buoni propositi di Greco tra Iotti e Pasolini
Il rettore Greco riconosce «passione, impegno e dedizione» nel sessennio Leone, in cui l’Unical è stata «posizionata al centro dell’immaginario collettivo nazionale. Penso a quando, da studente Unical, vivevo in quelle stesse aule in cui oggi vedo lo sguardo delle nuove generazioni rivolto a un orizzonte europeo e globale».
«È una eredità pesante – aggiunge Greco – Non dobbiamo essere subalterni alle dinamiche della politica né isolarci in una torre d’avorio. “Noi” è la parola chiave del mio programma. I miei buoni propositi? Il coraggio di innovare, come i fondatori e i rettori che mi hanno preceduto: l’Unical è una realtà con una identità riconosciuta anche dai calabresi, la cosa forse più complicata. Sì può fare ricerca di altissimo livello anche in un posto che qualcuno considera periferico, partendo dalla cultura e dalla nostra storia, che non deve essere memoria statica ma valore generativo che ne genera altro, concreto e simbolico. Dobbiamo interpretare sfide più grandi del nostro territorio, riconoscendo la nostra identità ma senza restarvi vincolati. Questo luogo è un patrimonio collettivo da preservare».


Il secondo buon proposito di Greco è «il valore dell’ascolto», non negando «l’ironia e la critica, se costruttiva e leale». Poi cita l’insediamento di Nilde Iotti nel 1979 da presidente della Camera, nel primo dei suoi tre mandati, e una sua frase: «Ho imparato che fare politica significa sforzarsi di capire le ragioni degli altri».
Il terzo buon proposito è «la forza della partecipazione», che sia – suggerisce – «attiva e inclusiva nelle dinamiche dell’ateneo, senza autoreferenzialità, esercizio del potere ed eccessiva burocratizzazione». Di qui la citazione di Pasolini sul protagonismo delle nuove generazioni per riappropriarsi delle istituzioni «unica forma di vita e modello per l’umanità», «commoventi» nel senso letterale del termine, ovvero che muovono insieme.
«Cammino da anni tra questi cubi e oggi sento un fortissimo spirito di comunità, il nostro ponte è diretto verso l’oltre, questo per me e per tutti noi è un nuovo inizio: è il tempo dell’organizzare, buon lavoro a tutte e a tutti» conclude Greco suscitando un altro lungo applauso.
La matricola numero 1
Nell’intervento introduttivo della cerimonia, Francesco Altimari, professore decano alla sua ultima uscita ufficiale, «umile comprimario per meriti anagrafici e accademici» e soprattutto matricola numero 1 («una notizia che dico stasera per la prima volta in occasione del mio ultimo giorno di attività») menziona il «riconoscimento plebiscitario» per Greco da parte dell’università in tutte le sue componenti.
Dopo l’inno di Mameli eseguito dalla Banda del conservatorio di Cosenza “Stanislao Giacomantonio” con il coro Univocalis è il momento del rendiconto di Nicola Leone: sono «Le opere che restano e le sfide nascoste” ovvero il “dietro le quinte di un mandato» come da sottotitolo della relazione del rettore uscente proiettata tramite una serie di slide.


Le sfide nascoste di Leone
Si parte dal buco di bilancio da 6 mln di euro dovuto da Agensud all’ateneo a fine anni 90 (erano in origine 11,6 miliardi di lire), con il Mur che ribadisce la cancellazione da ultimo nel 2022 nonostante le sollecitazioni di Latorre prima e Crisci poi. Il Mef tramite la ragioneria generale dello stato poi sblocca lo stallo e nel 2024 i fondi vengono incassati, dopo 35 anni.
Altra vicenda complessa quella dell’ex Cud, appena restituito alla collettività (Palazzo dell’innovazione) dopo il rischio demolizione per motivi legati alla proprietà.
Il polo tecnologico e l’hangar di Star sono l’ultimo taglio del nastro di Leone da rettore, arrivato a un anno e mezzo dall’acquisizione della piena conformità della struttura. Leone cita poi le residenze incompiute (504 posti) finanziate e appaltate nel 2003 a contrada Rocchi: il Pnrr adesso ha stanziato 20mila euro per la gestione di ogni nuovo posto (10 mln che si si sommerebbero ai 17 già concessi della Regione in ottica completamento). Non poteva mancare il policlinico (oggi la firma in Regione, «una cosa bellissima nel mio ultimo giorno di mandato: sembra un sogno, con una regia…») nel sito destinato alla cittadella dello sport già finanziata con 6 mln – «meglio collocarla accanto al Cus» – e vicino ai futuri svincolo di Settimo e stazione di Santa Maria. Entro due settimane verrà assegnata la progettazione: «Ci sono cordate enormi» annuncia Leone, che stamattina era a Germaneto.
E ancora la nuova linea elettrica che nel giugno 2025 pone fine ai blackout estivi, la difesa dall’«assalto da parte dell’università privata Unilink» con rette da 20mila euro l’anno in una delle province (Crotone) più povere d’Italia: di qui la proposta di un corso di Medicina interateneo Unical-Umg proprio a Crotone: «Siamo stati la sola regione d’Italia che è riuscita a dire no a Unilink, di questo mi danno atto nella Crui» rivendica Leone.
L’ultima sfida vinta del sessennio Leone è la riorganizzazione degli uffici «commissariati» e senza autonomia, con un delegato del rettore a decidere tutto, e «pletore di uffici di staff»: 160 le progressioni e 200 le assunzioni, che Leone cita accanto alla digitalizzazione dei processi in linea con le buone passi nazionali.
Le opere realizzate e la crescita in cifre
Dell’era Leone restano anche le nuove aule: i 628 posti di San Domenico a Cosenza, altri 267 a Crotone, 839 al polifunzionale, e altri due cubetti didattici da 500 posti ciascuno che saranno completati a inizio secondo semestre. Infine l’incubatore di Palazzo Spadafora sempre nel centro storico di Cosenza, divenuto polo accademico per come vaticinato da un visionario Giacomo Mancini trent’anni fa.
Ancora: lo sgombero dell’aula occupata 24 destinata allo studio notturno (150 posti), settanta nuovi ascensori con fondi Pnrr, e poi l’accessibilità e abbattimento delle barriere architettoniche, il servizio navetta 7 giorni su 7 e la videosorveglianza, l’avvio della sala cinema, la sostenibilità energetica (pannelli solari aggiunti ai tanti già presenti, potenziati e riparati) e la riqualificazione edilizia di parti e facciate ammalorate.
Tra le infrastrutture – in questo caso immateriali – Leone inserisce invece il sito web rinnovato.
Infine i 6 musei di area scienza al cubo 14, di fronte all’orto botanico, e il Miai (archeologia informatica) all’ex Cud, nuovi come i punti ristoro sparsi per la cittadella di Arcavacata.
Incassa anche il rating alto nelle classifiche nazionali e internazionali, Leone, e la crescita delle immatricolazioni stimata al +40% (dal 27% dell’ultimo dato diffuso), oltre ai nuovi scienziati (18) da tutte le università del mondo. Infine i 125 medici Unical all’Annunziata e la Cardiochirurgia pubblica a Cosenza «un enorme risultato». (e.furia@corrierecal.it)
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