REGGIO CALABRIA Dieci annullamenti, 3 prescrizioni e 4 conferme.
Ci dovrà essere un altro processo “Gotha” con il rito abbreviato. La Corte di Cassazione ha annullato buona parte delle condanne inflitte nel gennaio 2021 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. A partire da quella a 15 anni e 4 mesi di carcere a cui era stato condannato l’avvocato Giorgio De Stefano, ritenuto dalla Dda di Reggio Calabria una delle due “menti pensanti” della ‘ndrangheta reggina, l’altra, l’avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, ha ricevuto lo scorso luglio la condanna di primo grado nel rito ordinario.
Nei suoi confronti dell’avvocato De Stefano, che lo scorso settembre era passato ai domiciliari, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio in relazione a tutti i fatti avvenuti fino al 2005, per i quali De Stefano è stato già stato giudicato e non poteva, quindi, essere processato di nuovo. Per quanto riguarda, invece, la successiva condotta contestata dalla Procura guidata da Giovanni Bombardieri, è stata annullata la sentenza di condanna nei confronti dell’avvocato De Stefano rinviando alla Corte d’Appello per un nuovo processo.
Annullata senza rinvio la condanna a 2 anni e 4 mesi di carcere per Pasquale Massimo Gira. Sentenze d’Appello annullate con rinvio: Antonino Nicolò (13 anni e 10 mesi di carcere in Appello); Antonino Araniti (8 anni), Roberto Franco (13 anni e 8 mesi); Domenico Marcianò (9 anni e 4 mesi); Emilio Angelo Frascati (8 anni); Antonio Messina (2 anni); Lorena Franco (un anno e 4 mesi); Giovanni Pellicano (10 mesi).
Per i dieci imputati, quindi, ci sarà un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Sono andati prescritti, invece, i reati contestati agli imputati Alessandro Nicolò, Anna Rosa Martino (entrambi condannati in Appello a 2 anni di reclusione) e Rosario Giovanni Rechichi.
È stata confermata la condanna solo per quattro imputati: il pentito Roberto Moio (1 anno e 10 mesi), Giuseppe Smeriglio (1 anno e 4 mesi), Mario Vincenzo Stillitano (15 anni e 4 mesi di carcere) e Domenico Stillitano (14 anni e 4 mesi).
Nei confronti dei due fratelli Stillitano, la Corte di Cassazione ha giudicato il ricorso inammissibile dopo che la stessa Procura generale aveva chiesto l’annullamento parziale della condanna a causa del mancato riconoscimento del vincolo della continuità con la vecchia sentenza “Olimpia”.
Con Gotha, la Dda di Reggio Calabria si è incaricata, attraverso le indagini, di dimostrare l’esistenza di una “cupola” della ‘ndrangheta reggina, quella composta dai così detti “invisibili”. Un livello superiore al “sottomondo”, ovvero la struttura ‘ndranghetista tradizionalmente conosciuta, composto da menti sopraffine attinte dalla politica, dalla massoneria così detta “deviata” ed altre sfere dello Stato. Una sovrastruttura aliena finanche agli affiliati di più basso rango ai quali detta le regole al fine di evitare i sanguinosi contrasti che avevano portato alle guerre di ‘ndrangheta dei decessi trascorsi.
Le indagini dei carabinieri del Ros, della guardia di finanza e della polizia, in sostanza, avevano acceso un faro su quello che la Dda considera il “direttorio” della ‘ndrangheta, una struttura con una strategia programmatica che puntava ad alterare “l’equilibrio degli organi costituzionali”. Il processo è nato dalla riunione delle inchieste “Mamma Santissima”, “Reghion”, “Fata Morgana” e “Sistema Reggio”. L’annullamento pronunciato dalla Suprema Corte lo scorso 10 marzo porterà a rivalutare tutto l’impianto accusatorio. La parola, per quanto attiene il rito abbreviato, torna quindi ai giudici di Piazza Castello. (redazione@corrierecal.it)
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