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Renato Vallanzasca esce dopo 50 anni, «trasferito in una casa cura»

L’ex leader della banda della Comasina lascia il carcere dopo quasi 52 anni di detenzione, al netto di storiche e clamorose evasioni

Pubblicato il: 13/09/2024 – 21:19
Renato Vallanzasca esce dopo 50 anni, «trasferito in una casa cura»

MILANO Esce dal carcere dopo quasi 52 anni di detenzione, al netto di storiche e clamorose evasioni, Renato Vallanzasca, uno dei criminali più noti d’Italia, ex boss della banda della Comasina che imperversava a Milano negli anni ’70-’80. Soffre, da almeno un anno e mezzo stando alle consulenze mediche, di una grave forma di decadimento cognitivo progressivo e per questo oggi il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso che, a 74 anni, potrà essere curato in una struttura assistenziale, in regime di detenzione domiciliare. I giudici (le togate Carmen D’Elia e Benedetta Rossi, più due esperti) hanno accolto l’istanza presentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, i quali lavorando per mesi hanno anche individuato una Rsa disponibile ad accoglierlo, l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, in provincia di Padova, una struttura che si occupa di malati di Alzheimer e demenza. Il trasferimento del 74enne, dal carcere di Bollate alla Rsa, avverrà nel giro di qualche giorno, al massimo entro un paio di settimane, giusto il tempo di adempiere ad alcune formalità burocratico-amministrative, anche legate alla documentazione sanitaria. Lo stesso sostituto pg di Milano, Giuseppe De Benedetto, nell’udienza del 10 settembre, dando parere favorevole alla richiesta della difesa, aveva spiegato che “è accertata la diagnosi di demenza, c’è un’incompatibilità conclamata con la detenzione in carcere ed è venuto il momento di modificare la condizione detentiva”. La giudice D’Elia in aula aveva ripercorso – alla presenza anche di Vallanzasca, condannato, tra l’altro, a quattro ergastoli anche per omicidi e sequestri di persona e con “fine pena mai” – tutte le relazioni del servizio di medicina penitenziaria che hanno dato conto in questi mesi del fatto che “non è più autosufficiente”. Per l’ex protagonista della mala milanese prima dell’estate, tra l’altro, il Tribunale aveva riattivato i permessi premio in una comunità terapeutica, mentre nel maggio del 2023 la Sorveglianza aveva rigettato un’istanza analoga di differimento pena, ma all’epoca non era stato individuato un luogo di cura dove collocarlo. Sotto il “profilo della pericolosità sociale”, scrivono ora i giudici, è “attenuato” il rischio che Vallanzasca commetta altri reati, “in considerazione tanto delle attuali condizioni di salute debilitanti, quanto della risalenza nel tempo dei fatti per i quali” è stato condannato e della “regolare condotta tenuta” nei “permessi premio” di cui ha usufruito “ultimamente”. Il Tribunale parla di una “pericolosità sociale ridimensionata” ed “adeguatamente tutelabile” con la detenzione domiciliare nella struttura assistenziale, date le condizioni di salute “incompatibili” col carcere. I giudici, ad ogni modo, non hanno stabilito “il differimento tout court della pena”, seppure a fronte della “grave infermità fisica” del 74enne, ma hanno concesso la detenzione domiciliare per le cure per una durata di “due anni”. Si tratta di una misura alternativa alla detenzione, che ovviamente sarà rivalutata dopo quel periodo. Nel provvedimento, infatti, si parla di un necessario “bilanciamento tra l’interesse del condannato ad essere adeguatamente curato” e le “esigenze di sicurezza della collettività”.

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