Il piccolo Salvatore Feudale, ucciso nella faida di Crotone del 1973
Il bambino di 10 anni, figlio del boss Umberto, rimase vittima di un agguato insieme al fratello maggiore Domenico

Crotone, 1973. Maria Giovanna Elia è una casalinga di 67 anni che, come ogni giorno, sta sbrigando alcune faccende domestiche. È affacciata al balcone della sua abitazione, in località Fondo di Gesù. Improvvisamente sente degli spari per strada, vede delle persone correre, avverte subito il pericolo. Ma è già troppo tardi. Il destino ha deciso che quello deve essere l’ultimo giorno della sua vita. Alcuni colpi di pistola la raggiungono per errore e la freddano. Non doveva essere lei a morire, ma Antonio Feudale, che invece scappa, si nasconde, si salva.
Fa caldo a Crotone, è il 26 luglio, piena estate, e la faida tra le famiglie Vrenna e Feudale è appena iniziata nel modo peggiore.
La morte di Ninì Vrenna e la vendetta
Durerà appena un anno quel calvario di agguati e morti innocenti per strada, in pieno giorno. Da una parte i Vrenna guidati dal capobastone Luigi, detto U Zirru o Zu Luigi. Suo padre era un olivicoltore, lui contrabbanda sigarette, proprio come i Feudale, il cui capo è Umberto, U Petruliaru. La rivalità tra le due cosche sul predominio dell’attività illecita si fa sempre più aspra, fino a quei giorni del 1973, in cui dalle minacce si passa ai fatti. La morte di Maria Giovanna Elia è stato un tragico evento, uno sbaglio, che però non scompone le due fazioni. Il giorno dopo i Feudale vogliono vendicare quell’affronto e si presentano in tre nel negozio di Luigi Vrenna per ucciderlo, ma lui non c’è. Quando rientra, viene avvisato dai familiari di ciò che è accaduto e invece di nascondersi, insieme ai suoi uomini e al figlio Calogero, detto Ninì, si mette alla ricerca dei rivali. La sparatoria tra i due gruppi avviene intorno a mezzogiorno davanti a un distributore di benzina di viale Regina Margherita. Il primo a perdere la vita è Calogero Vrenna, mentre pochi giorni dopo, in ospedale, muore Francesco Feudale, detto Ciccio, fratello di Umberto. Ma ciò che esaspera la guerra tra le due fazioni, è il modo con cui Ninì è stato ucciso. Dopo essere stato colpito a morte, i Feudale lo hanno investito ripetutamente con la loro automobile in segno di sfregio. Zu Luigi Vrenna non può sopportarlo, ora vuole che tutti i Feudale vengano assassinati.
L’agguato di piazza Mercato
Un mese dopo, il 30 agosto, inizia la “caccia” ai parenti del clan rivale. Concetta Feudale, sorella di Antonio, è a bordo della sua “Fiat 1500”, con i suoi figli Giovanna Catania di 27 anni ed Enzo di 4 anni. Si trovano a pochi passi dell’aeroporto “Sant’Anna” quando una scarica di mitra li ferisce gravemente, senza però ucciderli. La furia di Luigi Vrenna non si placa e raggiunge l’apice il 20 settembre. Lo scenario è quello di piazza Mercato a Crotone, sono le 19. Domenico e Salvatore Feudale, i figli di Umberto, si trovano proprio in quel luogo affollato quando una sparatoria da film western (scriverà Michele La Torre sull’Unità due giorni dopo) crea il panico tra i presenti. Ma stavolta l’obiettivo, anzi, gli obiettivi, vengono centrati in pieno. Sedici colpi di pistola calibro 7,65 non lasciano scampo a Domenico di 19 anni, di professione meccanico. Salvatore prova a nascondersi tra le ceste e le bancarelle del mercato, senza però riuscirci. Viene portato d’urgenza in ospedale in condizioni disperate, ma muore poche ore dopo in sala operatoria. Aveva 10 anni. A terra, dopo l’agguato, oltre ai bossoli gli inquirenti trovano anche una Smith calibro 38 ancora carica. Interrogano i tanti presenti e successivamente legano quel dramma che non ha risparmiato neanche la vita un bambino, agli episodi dei mesi precedenti. Arrivano gli arresti, poi il processo e le condanne che decapitano la famiglia Vrenna, nel frattempo osteggiata pubblicamente anche da quella parte di popolazione che fino a quel momento non si era esposta.
Luigi Vrenna muore per cause naturali il 4 novembre 1992, aveva 83 anni. I suoi funerali si sono tenuti nella chiesa del Sacro Cuore del quartiere San Francesco. Del piccolo Salvatore Feudale e di suo fratello Domenico resta un ricordo sbiadito nel tempo. (f.veltri@corrierecal.it)
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